I lavoratori portuali di Gioia Tauro protestano: turni massacranti di lavoro, riposi aboliti o ridotti, stanchezza che spesso confina con l'insicurezza. Protestano anche i sindacati che amplificano le lagnanze dei lavoratori, i quali oltre alle operazioni di sbarco e imbarco dei container devono avere un occhio anche all'addestramento di nuovi compagni di lavoro. E intanto nel porto calabrese aumenta in modo vertiginoso il movimento di navi madre e di feeder. Le previsioni di traffico sono sistematicamente superate e Gioia Tauro, grazie anche alle connessioni con la rete ferroviaria e autostradale nazionali e alla vasta rete di servizi feeder sta diventando il porto hub più efficiente del Mediterraneo.
La stessa situazione si verifica nel Voltri Terminal Europa del porto di Genova. Anche qui i sindacati segnalano doppi turni di lavoro giornalieri e scarsità di riposi compensativi. Il traffico cresce a ritmo esponenziale con impiego della manodopera oltre i normali turni e con pericolo di scadimento delle condizioni di sicurezza.
La situazione, sia in un terminal che nell'altro, tornerà certamente alla normalità. Punte eccezionali di traffico e quindi di lavoro si verificano anche in altri scali mediterranei. Nulla d'eccezionale, in fondo. Semmai c'è da rilevare il capovolgimento che si è verificato in due o tre lustri nei ruoli dei diversi attori sulla scena portuale. Una volta erano i lavoratori che regolavano i ritmi delle operazioni commerciali in banchina, spesso indipendentemente dalla resa contrattuale, e le imprese dovevano adeguarvisi, sobbarcandosi eventualmente l'elargizione di compensi extra per maggiore produttività. Oggi invece è il terminalista, tornato al completo governo di tutti i fattori della produzione, che regola i ritmi di lavoro e chiede e ottiene un impegno spesso superiore a quello di routine. Ai lavoratori e ai loro rappresentanti rimane la possibilità di protestare, ma con moderazione, per le emergenze.
BRUNO BELLIO |
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