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LA "GUERRA DEI PORTI": AMERICANI E GIAPPONESI PRENDONO TEMPO
Il ministero dei Trasporti di Tokyo afferma che gli armatori, per non perdere i traffici, potrebbero pagare le multe
21 ottobre 1997
La U.S. Federal Maritime Commission (FMC), l'autorità governativa statunitense che la settimana scorsa aveva imposto la chiusura dei porti americani alle navi giapponesi, ha preso atto delle trattative in corso tra Stati Uniti e Giappone. Si è quindi dichiarata disposta a rinviare il blocco degli scali deciso a causa del mancato versamento delle multe, per 4 milioni di dollari, che erano state comminate agli armatori giapponesi.
Segnali di distensione sono giunti anche da Tokyo, visto che il ministero dei Trasporti ha detto che gli armatori potrebbero pagare l'intera somma, se non altro per non perdere ulteriori soldi a causa del blocco dei traffici.
La grave crisi, culminata nella chiusura dei porti, era nata dalle difficoltà che gli armatori americani incontravano nei scali giapponesi.
Difficoltà operative imputate dallo stesso governo giapponese alla potente Japan Harbour Transportation Association (JHTA), l'associazione che controlla tutte le attività portuali, e alla ancor più potente e meno controllabile mafia giapponese "Yakuza".
La commissione americana aveva deciso, la scorsa primavera, di colpire con 100.000 dollari di multa ogni scalo delle navi giapponesi nei porti USA provenienti da un porto estero e la data di decorrenza era stata stabilita nel 4 settembre scorso.
Il 15 ottobre le compagnie di navigazione giapponesi Kawasaki Kisen Kaisha (K Line), Mitsui O.S.K. Lines e Nippon Yusen Kaisha (NYK Line) si erano poi rifiutate di pagare i 4 milioni di dollari di multa accumulati fino a quella data, affermando di fare le spese di una guerra che avrebbe dovuto coinvolgere esclusivamente le organizzazioni portuali.
La FMC aveva quindi fatto scattare il blocco, revocato poco dopo grazie a trattative che puntano a garantire agli armatori delle due nazioni pari trattamento nei reciproci porti.
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