Le autorità marittime giapponesi stanno cedendo alla pressione della Federal Maritime Commission (FMC) e dell'Unione Europea, che protestano per le tariffe troppo alte praticate nei porti nipponici. La FMC ha minacciato rappresaglie nei confronti degli armatori giapponesi se non cesseranno le pratiche sleali messe in atto nei porti nipponici, e l'Unione Europea nello scorso ottobre ha chiesto al Giappone di rendere i suoi porti più accessibili alle navi straniere, uniformandosi alle regole dell'Organizzazione Mondiale del Commercio. E dal prossimo maggio le tariffe di banchina applicate alle navi negli otto porti di Tokyo, Kobe, Kawasaki, Yokohama, Nagoya, Osaka, Shimoneseki e Kita Kyushu caleranno per le unità che sostano meno di 12 ore in operazioni commerciali, mentre aumenteranno quelle applicate alle successive 12 ore: in pratica l'attuale tariffa di 13,4 yen per tonnellata di stazza lorda per 24 ore passerà a 10,05 yen per le prime 12 ore e aumenterà di 6,75 yen per le successive tranche di 12 ore. Solitamente le navi portacontenitori e le navi garage, che costituiscono la maggior parte del movimento portuale, non sostano all'ormeggio più di 12 ore.
Il provvedimento è mirato a recuperare il traffico che è emigrato in altri scali. In effetti nei porti giapponesi i costi sono superiori a quelli medi internazionali e sono addirittura il doppio di quelli praticati nei porti delle nazioni confinanti. Tuttavia le autorità portuali nipponiche pensano che il calo deciso delle tariffe di banchina costituisca una misura insufficiente per richiamare il traffico perduto. Per perseguire questo fine sarebbe invece necessario 'tagliare' molte altre tariffe. |
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