La maggior parte dei trentasei porti pubblici brasiliani sono stati interessati venerdì dallo sciopero dei lavoratori portuali, per protesta contro la privatizzazione e il conseguente impiego da parte di titolari di terminal di manodopera che non fa parte delle compagnie portuali. L'astensione dal lavoro è iniziata mercoledì scorso a Santos dove 3500 lavoratori sono scesi in sciopero contro la Companhia Siderurgica Paulista (CoSiPa) che non li ha voluto impiegare nel suo terminal. La CoSiPa è un'industria siderurgica di Cubatao ed è titolare del terminal di Santos che gestisce insieme con la Columbia SA e la Exolgan. Attraverso il terminal passa carbone all'import e acciaio all'export. Un'ottantina di scioperanti hanno occupato due navi all'ormeggio al terminal, la "Vancouver" e la "Marcos Dias". Nonostante il blocco di tutte le attività portuali la CoSiPa ha annunciato che insisterà nell'ignorare l'impiego di portuali della compagnia nel suo terminal ed invierà in banchina soltanto personale alle proprie dipendenze.
Lo sciopero a Santos, secondo dichiarazioni delle autorità portuali, è costato 1,2 miliardi di Real brasiliani il giorno (circa 1,7 miliardi di lire italiane).
L'azione dei portuali di Santos è stata sùbito seguita dai lavoratori di Rio de Janeiro, i quali alla protesta per le condizioni della privatizzazione hanno unito anche richieste salariali.
Venerdì lo sciopero si è esteso ai trentasei maggiori porti brasiliani, inclusi Angra dos Reis, Fortaleza, Salvador, Sao Francisco do Sul, Vitoria. Nei porti di Itajai, Paranagua e Rio Grande vi è stata un'astensione dal lavoro che è durata da 15 a 20 minuti. Praticamente l'azione sindacale non ha interessato i soli porti di Recife e Suape. |
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