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Nessuna significativa liberalizzazione del settore ferroviario europeo prima di dieci anni
Lo ha affermato oggi la Commissione Europea, auspicando però l'immediata liberalizzazione del 5% del mercato, per arrivare al 25% in dieci anni
23 novembre 1998
Le ferrovie europee saranno al riparo dalla concorrenza per almeno dieci anni. "L'avvio della liberalizzazione delle ferrovie non è in agenda" ha detto infatti Neil Kinnock, commissario europeo ai Trasporti per rassicurare quei sindacati dei lavoratori ferroviari che avevano indetto per oggi uno sciopero proprio su questo argomento. I sindacati temevano infatti che nel corso del Consiglio sui Trasporti in programma il prossimo 30 novembre i ministri dei Trasporti dei 15 Stati comunitari prendessero la decisione di avviare la liberalizzazione. "Il solo argomento in discussione il prossimo lunedì - ha spiegato Kinnock - riguarderà un pacchetto di provvedimenti tecnici studiati per incrementare l'efficienza e l'attrattiva del trasporto ferroviario merci e per armonizzare dal lato tecnico le operazioni ferroviarie, così da permettere ai servizi ferroviari internazionali di competere su basi comuni". "Queste proposte - ha aggiunto - fatte dalla Commissione in luglio, sono ampiamente appoggiate da tutti gli Stati membri, inclusi Francia, Belgio e Lussemburgo, perché tutti gli Stati membri capiscono che la grande perdita della quota del mercato merci ferroviario deve essere ribaltata se la ferrovia vuole sopravvivere come significativa modalità di trasporto".
La portavoce di Kinnock Sarah Lambert, riferendosi al possibile avvio della liberalizzazione del mercato ferroviario, ha ribadito oggi che "stiamo parlando di un periodo di non meno di dieci anni".
Kinnock ha però ricordato che nelle 15 nazioni che ora fanno parte dell'UE, la quota del mercato ferroviario merci tra il 1970 e il 1996 è scesa dal 32 al 14 per cento, mentre la quota relativa al trasporto ferroviario passeggeri è calata dal 10 al 6 per cento, nonostante i continui ed ingenti investimenti nel settore effettuati dai governi. Se non avvengono modifiche - ha sottolineato - dal 2012 non ci sarà più il trasporto ferroviario in gran parte dell'Unione Europea; senza cambiamenti le perdite dei posti di lavoro saranno enormi. Negli ultimi 15 anni è stato perso mezzo milione di posti di lavoro nell'industria ferroviaria europea; questo è avvenuto - ha ammonito - "non perché sono state applicate strategie per incrementare la competitività, ma per la mancanza di tali strategie e per la conseguente perdita di clienti".
L'obiettivo, magari non immediato, della Commissione Europea è quindi sempre la liberalizzazione: "credo che il solo modo per mantenere i posti di lavoro nelle ferrovie nel breve, medio e lungo termine - ha detto Kinnock - consista nel garantire che i servizi ferrovieri per le merci rispondano ai bisogni dei clienti. Le nostre riforme vanno verso la creazione di condizioni di competitività nelle quali le ferrovie possano prosperare".
La strada tracciata dalla Commissione consiste infatti in una immediata liberalizzazione del 5 per cento del settore, per raggiungere poi la quota del 25 per cento in dieci anni. Sarah Lambert si è quindi dichiarata stupita riguardo alla proclamazione dello sciopero, sottolineando che "quanto proposto nel breve termine è attualmente fattibile e realistico, oltre che fortemente appoggiato dai governi europei".
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