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Il Consiglio della Confederazione Italiana Armatori (Confitarma), riunitosi ieri a Roma, ha espresso rammarico e preoccupazione riguardo al rallentamento dell'iter legislativo del disegno di legge sul cabotaggio. Gli armatori hanno rilevato che l'esame del provvedimento, approdato alla IX commissione Trasporti della Camera lo scorso marzo (inforMARE del 22 marzo), procede molto lentamente e "diventa di giorno in giorno meno verosimile che possa essere approvato almeno da un ramo del Parlamento prima della pausa estiva".
Confitarma preme infatti perché, con il varo del provvedimento e con i correttivi fiscali e tecnici previsti, "le navi italiane impegnate in traffici di cabotaggio abbiano la possibilità di competere con le altre flotte europee su basi di parità".
Ma la Confederazione, oltre che per la lentezza nella adozione di nuove normative, è anche preoccupata per il livello di applicazione della legislazione esistente: "il controllo del rispetto delle condizioni dello Stato ospitante - ha infatti affermato Confitarma - per tutto ciò che concerne gli equipaggi (nazionalità, retribuzioni, ecc.), svolto dalle autorità marittime sul naviglio comunitario, risulta fortemente inadeguato per la tutela degli interessi armatoriali nazionali, e non si escludono al riguardo gravi responsabilità".
Si avvertono intanto gli effetti della liberalizzazione del settore introdotta dall'UE, con esclusione della Grecia, ad inizio anno. Il nuovo scenario - hanno rilevato gli armatori - ha portato le imprese di navigazione italiane a "fronteggiare la concorrenza delle navi comunitarie che godono di costi decisamente inferiori. Ripercussioni significative si sono al momento registrate per il naviglio adibito al trasporto di carichi alla rinfusa che, a differenza delle navi di linea e per il trasporto di merci e passeggeri, non necessita sul cabotaggio di particolari organizzazioni a terra e quindi risulta più esporto alla concorrenza che opera su tale mercato con parametri di costi internazionali". E il settore del trasporto di merci in cabotaggio, che fattura circa 5.000 miliardi di lire l'anno, potrebbe secondo Confitarma "prendere seriamente in considerazione l'ipotesi di trasferire a breve le navi sotto bandiere comunitarie più competitive".
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