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Mancano infrastrutture portuali adeguate ad affrontare il previsto boom delle crociere nel Mediterraneo
Secondo Stazioni Marittime Spa i porti non sono pronti a questa sfida. Il direttore commerciale del porto di Barcellona attacca Civitavecchia, accusata di avvantaggiarsi slealmente dei finanziamenti statali e comunitari
7 giugno 2000
Nei prossimi anni si assisterà ad «un'enorme espansione» del crocierismo nel Mediterraneo: entro il 2004 agli attuali 80mila posti letto se ne aggiungeranno altri 90mila. Nel corso della riunione dell'International Propeller Club Port of Genoa, svoltasi ieri sera, il presidente di Stazioni Marittime Spa Emilio Sacchi ha sintetizzato in questi due dati il previsto boom del mercato crocieristico mediterraneo. «I terminal e le città che si affacciano sul mare - ha però aggiunto Sacchi - non sono assolutamente pronti a questa sfida: ci sono, quando va bene, vecchie stazioni marittime costruite per i liners tempo addietro e oggi riadattate. Da tempo ho sollecitato sia le autorità cittadine sia gli operatori perché si avvii un progetto di radicale e rapido adeguamento al mercato in crescita».
E' stato quindi ricordata la carenza di moderne infrastrutture per il traffico crocieristico di cui soffre il porto di Genova. Per affrontare il milione ed oltre di passeggeri che arriveranno nel porto ligure - anche pensando alla scadenza del 2004, quando Genova sarà 'capitale europea della cultura'- sono stati auspicati interventi tempestivi: in attesa di un nuovo, grande terminal crociere, è considerata indispensabile l'organizzazione di strutture di parcheggio, la creazione di un nuovo salone a Ponte dei Mille in relazione al prolungamento dei moli e la ristrutturazione completa di Ponte Doria.
Nel corso della riunione è intervenuto anche il direttore commerciale del porto di Barcellona, Juan Madrid, che ha duramente attaccato quanto sta accadendo a Civitavecchia. Secondo Madrid, nel porto italiano si sta costruendo - impiegando soldi dello Stato italiano e dell'Unione Europea - un grande terminal crociere che potrà praticare in tal modo tariffe ultraconvenienti agli armatori, ma dannose per gli altri porti che hanno investito risorse finanziarie private.
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