Sul mondo sta passando un'onda di portata storica, quella della new economy, e Genova rischia di esserne scavalcata. Questa è la semplice ma preoccupante analisi dell'Associazione Spedizionieri, Corrieri e Trasportatori di Genova, che ha oggi voluto denunciare i gravi ritardi nella realizzazione di infrastrutture di collegamento e le disfunzioni delle amministrazioni pubbliche, a livello locale e centrale, che paralizzano la crescita della città e delle sue imprese. «Non possiamo perdere il treno della nuova economia», ha detto il presidente dell'associazione Sebastiano Gattorno, ricordando che «già una volta Genova ha sbagliato, al tempo delle aziende IRI». «Ora - ha ammonito - stiamo per ripetere un altro errore storico».
Gattorno ha sottolineato l'azione degli spedizionieri genovesi, che - a differenza di altre associazioni e istituzioni cittadine - ha cercato di trovare sinergie e coesione con gli altri operatori dell'economia locale stringendo accordi con altre associazioni, come quelle degli industriali, dei terminalisti, degli agenti marittimi, e con le dogane. «Gli accordi con le controparti - ha ribadito - li abbiamo fatti e funzionano. Ciò dimostra che a Genova queste intese si possono fare». Secondo Gattorno «in questo momento manca in assoluto lo Stato, mancano le istituzioni.
Genova soffre in particolare di un carente sistema infrastrutturale: «sono molto preoccupato - ha detto Gattorno - dello stato di confusione in cui si trova Genova quando si pensa al sistema viario e ferroviario». Riferendosi alla vertenza Ferport, la società per la rete ferroviaria portuale, ha ricordato che recentemente 32 lavoratori hanno bloccato l'attività del porto. «Ma non diamo la colpa ai lavoratori - ha spiegato -, il problema della Ferport è delle Ferrovie dello Stato e solo loro». C'è quindi necessità a livello locale di un rapporto diretto tra operatori portuali e ferrovie. Ma devono anche essere trovate soluzioni all'intasamento dei nodi autostradali. Questi ultimi sono presi in considerazione dal piano regolatore portuale, che ad oggi non è stato approvato. Il protrarsi della ratifica - ha detto Gattorno - è forse imputabile al fatto che i «ministeri dell'Ambiente e dei Beni Culturali confondono porto con Portofino».
Ma le critiche sono rivolte anche alle istituzioni locali: «sembra che la città non si accorga della cultura mercantile che vi risiede». Gli spedizionieri genovesi sono particolarmente furiosi con la Camera di Commercio. A parte le datate polemiche sulla mancanza nel Consiglio dell'ente camerale di un rappresentante del mondo marittimo-portuale, Gattorno ha accusato la CdC di non reagire come auspicato sul fronte portuale. Il presidente dell'associazione ha ricordato ad esempio che nelle due riunioni del Comitato Portuale svoltesi ieri non era presente alcun rappresentante dell'ente camerale. Secondo lo spedizioniere Gianni Cuttica, che è anche membro del Consiglio dell'ente camerale, «le decisioni della Camera di Commercio dovrebbero passare dal Consiglio, che invece si trova a ratificare decisioni già prese». Cuttica, past president dell'associazione, indica pochi ma significativi interventi che potrebbero contribuire a migliorare immediatamente la situazione delle infrastrutture: tra questi un programma di collegamento nautico alternativo a quello stradale e l'allontanamento dal cuore della città dei caselli autostradali. Una mano potrebbe darla anche l'aeroporto, «ma noi non possiamo spedire per via aerea - ha detto Cuttica - perché ci sono aerei talmente piccoli che non accettano pacchi da 50 chilogrammi».
«Noi - ha tagliato corto Gattorno - collaboriamo con tutti, ma vogliamo, pretendiamo serietà da parte delle istituzioni, dello Stato».
Bruno Bellio
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