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I porti italiani hanno bisogno di decisioni, di infrastrutture e di operare agganciati al futuro
Lo ha detto il presidente del Cnel, Pietro Larizza, intervenendo oggi al convegno "Il trasporto internazionale di container, la portualità italiana, la logistica"
8 marzo 2001
Nel suo intervento al convegno "Il trasporto internazionale di container, la portualità italiana, la logistica", che si è svolto oggi a Roma, il presidente del Cnel, Pietro Larizza, ha detto che «chi propone strategie in Italia, nel più benevolo dei casi, viene considerato un eccentrico; nella normalità dei casi viene invece indicato come un nostalgico del vecchio modello bolscevico della pianificazione. Eppure ci sono settori che non possono avere futuro se manca un progetto ed una strategia: il sistema portuale ed i suoi connessi è uno di questi».
Ricordando il recente varo del Piano Generale dei Trasporti e della Logistica, Larizza ha spiegato che, «avendo una proiezione di dieci anni, assume naturalmente una dimensione strategica: proprio per questo è un atto di governo che sconfina nell'audacia politica. Difatti ha procurato l'attenzione per un solo giorno, per essere poi sommerso dalle tante e variopinte questioni domestiche che distinguono il nostro attuale, e spero contingente, panorama politico». Secondo il presidente del Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro il Piano Generale dei Trasporti è «concreto e realistico, anche se incompleto». Tra le mancanze - ha specificato - «giganteggia quella del Ponte sullo Stretto».
Larizza ha ricordato inoltre che nel 2010 dovrebbe decollare l'Area di Libero Scambio nel Mediterraneo e si è chiesto se i porti italiani sono preparati per accogliere i nuovi traffici e le nuove generazioni di navi portacontainer. Nelle infrastrutture marittime - ha detto - «ogni ritardo si paga in contanti e in valuta di tutto il mondo. Se in un porto non si decide, se mancano le infrastrutture, se non si opera agganciati al futuro, non ci sono alternative: il porto deperisce e chiude». «Succede sempre che i problemi diventano rapidamente e automaticamente fatti concreti, mentre le opportunità restano tali perché non riescono mai a precedere la nascita dei problemi. Non è un male solo italiano, ma da noi è diventata una patologia di sistema che la grettezza burocratica rischia di rendere inguaribile: una maledizione che ci fa competere in una condizione di grave inferiorità».
Larizza si è infine appellato al ministro dei Trasporti e della Navigazione, Pierluigi Bersani, affinché usi «fino all'ultimo giorno le prerogative di governo per correggere la politica leghista delle ferrovie, per anticipare alcune scelte del Piano per realizzare alcune infrastrutture portuali, per demolire una quota delle normative sulle autorizzazioni e se possibile bloccare d'autorità le nefandezze, come l'improvvido deposito di carburante nel porto di Gioia Tauro, che porterà al blocco delle attività».
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