«. Non si deve ripetere la querelle della Fiumara, che è stata una vergogna anche per noi che potevamo prendere posizioni che non abbiamo preso». Brucia ancora agli operatori portuali la vicenda dell'area della Fiumara, appetita dal porto di Genova, ma assegnata dall'amministrazione comunale al riuso cittadino effettuato con l'intervento edilizio della Coopsette. Quest'ultima, nelle scorse settimane, ha ceduto gran parte dell'area ad un gruppo tedesco per 150 milioni di euro. Per evitare nuove sottrazioni di aree portuali, o quantomeno per esprimere con forza il proprio punto di vista prima che queste avvengano, il Centro Italiano Studi Containers (C.I.S.Co.) ha organizzato il convegno "Un distripark per Genova", che si è svolto questa mattina nel Palazzo della Borsa di Genova. Il presidente del C.I.S.Co., Enrico Scerni, che ieri è stato eletto presidente del Registro Italiano Navale (RINA), ha parlato dell'intervento della Fiumara per sottolineare che l'incontro di oggi è stato organizzato «soprattutto per l'area di Cornigliano, per impedire - ha detto - un ulteriore scippo ai danni del porto». Il porto di Genova ha bisogno di un distripark. Non basta quello appena nato nell'area portuale di Voltri. Il distripark di Cornigliano è necessario per le attività che si svolgono nel bacino di Sampierdarena. Il distripark serve - ha precisato Scerni - «per non fare del porto un mero anello di una catena, che non riesce a produrre valore aggiunto per la città».
Il distripark di Cornigliano non è un'invenzione degli operatori e delle istituzioni portuali genovesi, ma è un'esigenza dello sviluppo portuale riconosciuta da tutti. Lo ha ricordato Marco Sanguineri, dirigente del Servizio pianificazione e studi dell'Autorità Portuale di Genova, che ha sottolineato come la visione strategica delineata in questo senso dell'authority portuale sia stata confermata dal nuovo Piano Generale dei Trasporti e della Logistica. Lo stesso ministero dell'Ambiente, in fase di valutazione del piano regolatore portuale - ha aggiunto Sanguineri - «ci ha criticato per essere stati troppo timidi nel pensare ai distripark».
I distripark, i centri e le piattaforme logistiche sono un'esigenza dei porti moderni. Nel suo intervento Koen Cuypers, advisor research department dell'authority portuale di Anversa, ha ricordato che tra i principali vantaggi offerti dai centri logistici portuali c'è quello di mitigare gli effetti negativi della containerizzazione. Il traffico container esige rapidità d'esecuzione ad ogni fase della catena logistica e quindi anche ai porti. L'avvento della containerizzazione ha fatto sì che le ricadute economiche legate alla movimentazione dei carichi si siano notevolmente ridotte. In particolare «a Genova - ha detto Scerni - dobbiamo ricrearci una cultura: siamo ancora schiavi della cultura del porto-emporio. Dobbiamo passare da quello che era il concetto di manipolazione delle merci al valore aggiunto dato dai distripark». Nel suo intervento Sanguineri aveva precisato che, verificata la necessità di dotare il porto di Genova di un distripark, è ora necessario passare ad una seconda fase, nella quale individuare quale tipo di distripark dare al porto. Dello stesso avviso si è dichiarato Tom Paemeleire, business development manager della Katoen Natie. «Il nostro gruppo - ha spiegato - è passato dal concetto di "extensive growth" a quello di "intensive growth", soluzione che può essere applicata anche in porti con problemi di spazi come quello di Genova». «La sfida di Genova - ha sostenuto Paemeleire - è di sviluppare attività soprattutto in termini di valore aggiunto».
L'importanza dei distripark per lo sviluppo delle attività economiche e portuali è stata al centro anche delle relazioni dei rappresentanti dei porti di Rotterdam e Barcellona. Il project manager della port authority olandese, Raimondo Di Battista, ha descritto il ruolo dei tre distripark presenti nel porto di Rotterdam, mentre il general director della Free Trade Area of Barcelona, José Luís Rodríguez, ha illustrato l'esperienza del porto catalano.
Bruno Bellio
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