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Il Comitato Portuale di Napoli ha approvato oggi lo studio di fattibilità per la costituzione di una società mista per la gestione dell'area turistica del porto
Previsto un investimento tra i 50 e i 75 milioni di euro. Il modello societario delineato nel progetto è quello della holding pubblica partecipata dall'Autorità Portuale, dal Comune, dalla Regione Campania e dalla Provincia
23 aprile 2002
Il Comitato Portuale di Napoli ha approvato questa mattina lo studio di fattibilità per la costituzione di una società mista pubblico-privata per la gestione dell'area turistica del porto, presentato poche settimane fa dal presidente dell'authority portuale, Francesco Nerli (inforMARE del 26 marzo 2002). «Oggi - ha detto Nerli - è una giornata importante per una città di storia, d'arte e di mare come Napoli. Da oggi noi concentreremo tutti i nostri sforzi, il nostro lavoro per dare a questa straordinaria città un porto crocieristico degno di questo nome. Un porto in grado di concorrere per funzioni e servizi con i maggiori scali crocieristici del mondo. E' un progetto ambizioso che Napoli merita e per il quale l'Autorità Portuale sta da tempo lavorando e che da oggi diventa possibile».
Con l'approvazione dello studio di fattibilità - ha ricordato l'ente portuale - si avvia il percorso che porterà alla costituzione di una società a cui toccherà operare sul terminal crocieristico e sull'area definita "monumentale" dello scalo: l'area del molo Angioino, del molo Beverello, del molo San Vincenzo, dell'Immacolatella Vecchia.
Lo studio, dopo un'analisi preliminare del mercato e delle prospettive del traffico crocieristico nel Mediterraneo, fissa gli obiettivi strategici dello scalo e quindi le modalità giuridiche e finanziarie per perseguirli.
Il principale obiettivo individuato dal progetto è la riqualificazione dell'area "monumentale" attraverso il rilancio dell'attività crocieristica con una formula mista "home port - transito". Questa strategia sarà attuata con la suddivisione dell'area in due parti: una strettamente operativa comprendente il molo Angioino e il molo Beverello, per la quale si prevede il potenziamento dei servizi commerciali e degli aspetti direttamente collegati all'attività di terminal crocieristico e di area passeggeri (Beverello), e un'area comprendente la darsena Acton e il molo San Vincenzo, dove dovranno essere esaltate le caratteristiche architettoniche e naturali con la riconversione degli edifici, la realizzazione di opere alberghiere e di spazi museali, di aree di shopping e ristorazione rivolte sia al traffico turistico che alla cittadinanza.
Nel piano si prevede un investimento in opere infrastrutturali di base tra i 50 e i 75 milioni di euro. Si tratta - ha precisato l'Autorità Portuale - di una stima di massima, suscettibile di variazioni in sede di progettazione esecutiva. Circa il 60% dell'investimento riguarderà l'area Acton e San Vincenzo, mentre il rimanente 40% sarà utilizzato per gli interventi nell'area Angioino e Beverello.
La parte centrale dello studio riguarda gli strumenti giuridici per la costituzione della società mista che dovrà gestire le aree. Il modello delineato nel progetto è quello della holding pubblica partecipata dall'Autorità Portuale, dal Comune, dalla Regione Campania e dalla Provincia, che dovrà operare con una forma di amministrazione indiretta, dovrà avere un oggetto sociale ampio, dovrà condurre e coordinare il piano di riqualificazione e le iniziative inerenti scegliendo le modalità di gestione più consone allo svolgimento delle varie attività individuate, compresa quella di costituire società specializzate per ciascun settore produttivo. Sull'area del molo Angioino e della Stazione Marittima - ha precisato l'ente portuale - si procederà sin dall'inizio con un modello parallelo a quello della holding, con un'operazione suddivisa in due fasi. Nella prima, in cui l'Autorità Portuale dovrà negoziare con l'attuale gestore del terminal l'ingresso dello stesso in una nuova società deputata alla gestione del terminal. Si dovrà creare una nuova società "Nuovo Terminal" in cui l'Autorità Portuale deterrà una quota non superiore al 49%. Nella seconda fase la società sarà allargata a nuovi soggetti privati. Concluso questo iter, l'authority portuale potrà procedere alla privazione della società Nuovo Terminal, trasferendo alla holding la propria partecipazione.
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