BEAmer, l'ufficio governativo francese che svolge le inchieste sugli incidenti marittimi, ha presentato ieri un rapporto preliminare sull'affondamento della petroliera
Prestige che si discosta notevolmente, almeno in apparenza, da quello redatto la società di classificazione della nave, la statunitense ABS (
inforMARE del
5 marzo 2003). La società americana aveva concluso che non esistono prove che indichino con precisione le cause dell'incidente. BEAmer ritiene che l'affondamento «sia imputabile una serie di fattori successivi». L'elenco dei fattori che possono aver contribuito a causare l'incidente è peraltro talmente generico e non confortato da prove che non aggiunge nulla rispetto a quanto ipotizzato pochi giorni dopo l'affondamento.
L'ufficio governativo francese ha attribuito il collasso dello scafo della nave ad una possibile debolezza della struttura interna di tipo difficilmente riscontrabile su una petroliera di stazza analoga oppure ad una avaria iniziale generata da un oggetto galleggiante (ipotesi definita poco probabile), da un violento colpo di mare, da un difetto dello scafo o da una combinazione di questi fattori. Inoltre BEAmer ha preso in considerazione il possibile cedimento di parti strutturali sottoposte in precedenza a riparazioni ed ha ipotizzato anche un cedimento dovuto allo sforzo sopportato dalla struttura dello scafo nel corso della navigazione avvenuta prima che l'equipaggio constatasse i danni subiti dalla petroliera. Altri fattori - secondo l'ufficio francese - possono essere rappresentati dalle misure adottate per evitare l'ulteriore sbandamento della nave o dalle operazioni di rimorchio della petroliera.
BEAmer ritiene infine che un fattore possa essere costituito dall'aver mantenuto la petroliera in alto mare nonostante le sue precarie condizioni. Il fatto che la nave non sia stata condotta verso uno specchio acqueo riparato è legata - secondo l'ufficio governativo - alla particolare configurazione del litorale e alla limitata disponibilità di unità di rimorchio. BEAmer non fa alcun cenno alla poca o nulla disponibilità delle autorità nazionali, tra cui quelle di Spagna e Francia, ad accogliere le navi in difficoltà nei propri porti. Né l'ufficio francese accenna all'individuazione di "porti rifugio" nella sua lista di raccomandazioni per evitare il ripetersi di simili incidenti.
B.B.