Il porto di Vancouver conferma il dato negativo del traffico crocieristico registrato nel 2003, in calo per la prima volta in ventuno anni. Nella stagione crocieristica appena terminata le partenze di navi da crociera dallo scalo canadese sono state 307, con calo del 10% rispetto alle 342 del 2002; i crocieristi sono stati 953.376, contro i 1.125.252 dello scorso anno. Ogni partenza di nave da crociera - ha sottolineato la Vancouver Port Authority (VPA) - genera un ritorno economico per Vancouver di circa 1,5 milioni di dollari; pertanto quest'anno l'economia locale e regionale ha subito una perdita di 50 milioni di dollari.
Non è però il mercato crocieristico a contrarsi, quanto il porto di Vancouver a perdere quote di traffico. «La verità - ha confermato il presidente e amministratore delegato di VPA, Gordon Houston - è che il mercato delle crociere per l'Alaska continua a crescere, ma la quota di mercato di Vancouver, una volta prevalente, sta iniziando ad erodersi». Houston ha spiegato che la diminuzione del traffico crocieristico a Vancouver è determinata da alcuni fattori, tra cui la perdita delle crociere di tre o quattro notti, l'impatto di eventi di portata mondiale sul turismo e i viaggi e il nuovo appeal del porto di Seattle, capace di attrarre un maggior numero di navi da crociera grazie alla realizzazione di nuove infrastrutture.
Houston ha sollecitato le autorità canadesi a sostenere la competitività dei porti nazionali, avvertendo che la flessione del traffico potrebbe estendersi dal settore crocieristico al comparto merci. «Se non potremo mantenere ed incrementare la nostra posizione competitiva nei confronti dei porti concorrenti della costa occidentale degli Stati Uniti - ha ammonito - il porto di Vancouver non solo non otterrà la sua quota del previsto aumento dell'attività nei prossimi 10-15 anni. Infatti, se non rimarremo competitivi, potremo perdere i business che già abbiamo». Housten ha detto che, se la sua competitività sarà mantenuta, il porto di Vancouver potrà generare invece oltre 50.000 posti di lavoro tra diretto ed indotto entro il 2020.