Oggi il presidente di Assindustria Genova, Stefano Zara, è intervenuto sulla composizione del consiglio della Camera di Commercio di Genova, esprimendo le proprie perplessità in una lettera aperta inviata ai presidenti delle categorie che concorrono alla gestione dell'ente camerale genovese.
Settori |
Numero rappresentanti |
Agricoltura |
1 |
Artigianato |
4 |
Industria |
4 |
Commercio |
7 |
Cooperative |
1 |
Turismo |
1 |
Trasporti e spedizioni |
3 |
Credito |
1 |
Assicurazioni |
1 |
Servizi imprese |
5 |
Marittimo-portuale-logistico |
1 |
Commercio estero |
1 |
Sindacati |
1 |
Consumatori |
1 |
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Conclusasi la prima fase prevista dalla legge 580 per la formazione del nuovo consiglio camerale che dovrà a sua volta, entro il prossimo giugno, scegliere i membri della giunta e il presidente per il nuovo mandato, Zara ha sottolineato come sia anacronistica la formazione del consiglio, riportata nella tabella a lato, che è «ben lungi - ha asserito - dal rappresentare l'economia della Provincia». Secondo Zara si tratta di «una ripartizione in categorie vecchia e omogenea per tutto il territorio nazionale, che non consente di inquadrare il tessuto economico del territorio».
«Ad esempio - ha spiegato il presidente degli industriali genovesi - non consente di dare l'evidenza e il peso necessario alle attività portuali e più in generale allo "shipping" i cui rappresentanti devono chiedere ospitalità ad altre categorie. Un bel paradosso per Genova città portuale, non c'è che dire».
Secondo Zara i parametri previsti dalla legge per quantificare il numero dei consiglieri per ciascuna categoria premiano la grande frammentazione imprenditoriale: «il commercio, categoria frammentata in mille e mille negozi - ha precisato - viene a beneficiare di oltre il 33% del peso totale del parametro, l'artigianato di oltre il 21% e l'industria soltanto dell'8,5%. Quest'ultimo allo stesso livello del turismo che, in termini di numero di addetti e valore aggiunto, pesa per un quarto rispetto all'industria». «Di fatto - ha accusato - un'industria come l'Ilva o la Erg vale quanto un sottoscala se qualificato unità commerciale».
Inoltre Zara ha lamentato «il rischio di intese sotterranee fra le categorie per la scelta del presidente, giocata ex ante sulla ripartizione delle "poltrone" che vengono distribuite dalla Camera di Commercio». «In altri termini - ha aggiunto - è possibile che una preliminare lottizzazione fra le categorie precostituisca gli assetti di governo portando alla designazione di persone non sempre idonee a ricoprire i diversi ruoli. Ciò può tanto più facilmente accadere se questi incarichi sono assegnati, come oggi, a membri di giunta o di consiglio».
Il presidente di Assindustria ha quindi lanciato l'idea di un «patto articolato fra le categorie» incentrato su tre punti: innanzitutto «una politica della Camera di Commercio super partes, improntata - ha spiegato - ai principi della massima efficacia, che eviti la frammentazione delle risorse disponibili per orientarsi su obiettivi selezionati e di reale qualificazione del nostro sistema economico». In secondo luogo «un presidente che dovendo rappresentare tutte le categorie non ricopra contemporaneamente cariche al massimo livello di responsabilità in alcuna delle associazioni imprenditoriali». Infine «un'intesa volta ad evitare che gli incarichi esterni di spettanza della Camera di Commercio siano assegnati a componenti della giunta o del consiglio camerale dovendo, viceversa, essere attribuiti a persone esterne agli organi camerali, scelte in conformità a specifici requisiti professionali».
Sottolineando che le proposte di Assindustria sono «ben al di là o ben al di qua di una semplice querelle sul nome del presidente», Zara ha chiesto che «si apra un dibattito approfondito, avendo a disposizione sei mesi di tempo prima della scelta dei membri di consiglio e quindi della giunta e del presidente».
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