Ferrovie e autostrade del mare di scena oggi al workshop "Il trasporto merci nel mercato comunitario. Prospettive e criticità del sistema Italia" organizzato da E.L.M. Europa Liguria Mediterraneo e svoltosi all'Hotel Bristol di Genova. Ferrovie e autostrade del mare sono due settori chiave per lo sviluppo del sistema trasportistico italiano secondo l'amministratore delegato di Interconsult, Franco Pronzato: «solo con ferrovie protagoniste - ha spiegato - si potrà pensare a sviluppare i temi comunitari»; sul fronte delle autostrade del mare - ha osservato - è indispensabile operare una riforma dell'autotrasporto, senza la quale le autostrade del mare sono solo «un'eccellente enunciazione».
A Giuseppe Smeriglio - ha detto Pronzato - è stata affidata la "mission impossible" di rivitalizzare il settore cargo delle ferrovie italiane. In un contesto nel quale «i porti tedeschi e olandesi - ha rilevato il direttore delegale della divisione Cargo Trenitalia e presidente di Confetra - registrano una crescita incredibile, noi qui prendiamo le briciole di questa crescita». Smeriglio ha confermato che «le ferrovie devono essere un attore importante» nel contribuire ad attrarre i crescenti traffici sviluppati dal Far East, ma - ha aggiunto - «negli ultimi anni le amministrazioni non hanno aiutato le ferrovie; piuttosto hanno asfaltato i binari. Basta pensare al porto di Gioia Tauro: è uno scandalo che non sia stato previsto un collegamento ferroviario». Smeriglio ha ammesso che i passi che le ferrovie possono compiere sono molti: «Italcontainer (società del gruppo del gruppo Ferrovie dello Stato, ndr) - ha detto - fa niente in confronto a quello che potrebbe fare. Ci stiamo dando da fare perché diventi il collegamento tra i porti e i retroporti». «Le manovre ferroviarie nel porto di Genova - ha aggiunto - sono una vergogna storica, il risultato di anni in cui è stata lasciata andare la cosa». Parlando di porti Smeriglio ha rivolto i propri complimenti all'Autorità Portuale di Savona che - ha spiegato - «si è organizzata con noi per avere locomotive e navette dedicate», soluzione - ha precisato - a cui sta pensando anche Napoli.
Cupa la disamina di Maurizio Longo, segretario nazionale di Fita-Cna. «Leggiamo molti documenti sulla logistica - ha detto il rappresentante dell'associazione degli autotrasportatori - e molti sono un "copia-incolla"». Longo ha detto che per indurre gli autotrasportatori a servirsi delle linee marittime non serve uno strumento come quello del ticket ambientale, quanto invece - ha spiegato - è necessario «incentivare chi da A a B manda dei semirimorchi».
Se lo scenario dipinto da Longo è cupo, quello di Virgilio Cimaschi, amministratore delegato di Strade Blu Srl, è tratteggiato con il solo colore nero. Strade Blu è stato uno dei primi operatori a credere nello sviluppo delle autostrade del mare. A corroborare l'iniziativa c'erano cori di consenso, ma dalle parole di incoraggiamento regalate al momento dell'avvio dell'attività non si è passati ai fatti, al concreto sostegno di un progetto che da solo fatica a progredire. «Mi ero riproposto - ha premesso Cimaschi - di non partecipare più a convegni sulle autostrade del mare». Sinora - ha sottolineato - sono state dette tante parole, ma non è seguito nessun fatto. «Non c'è alcuna proposta - ha spiegato - per aiutare gli operatori a sviluppare questo tipo di servizio. Una nostra proposta per sviluppare le autostrade del mare è stata attaccata in tutti i modi». «Le due dorsali marittime tirrenica ed adriatica - si è chiesto - interessano a qualcuno?». Secondo l'amministratore delegato di Strade Blu «non esiste un piano organico» ed è giunto il momento di chiedersi se è il caso di puntare a sviluppare le tratte marittime o se piuttosto incrementare quelle autostradali. «Gli armatori - ha osservato - hanno avviato nuove linee, ma guarda caso verso le isole maggiori», rotte sulle quali - notoriamente - i flussi turistici garantiscono entrate consistenti.
«Smentisco che non si faccia niente: le autostrade del mare sono una realtà», ha replicato l'amministratore delegato di Rete Autostrade Mediterranee (RAM), Fabio Capocaccia, al quale è stata affidata la "missione impossibile" di promuovere le autostrade marittime. «Un milione di mezzi all'anno - ha sottolineato - sono trasferiti su mare» e le autostrade del mare sono formate da «16 linee nazionali e 70 internazionali». Il problema - ha però rilevato Capocaccia - è che «le navi viaggiano mediamente occupate al 50%». «Io dico - ha sollecitato - facciamo questi "ecobouns"»; bonus ambientali che - ha anticipato - dovrebbero ottenere finalmente il via libera di Bruxelles il prossimo 7 aprile.
Di tutt'altro avviso Cimaschi, secondo cui «oggi non esiste un operatore che dice di poter fare una linea Genova-Napoli o Venezia-Bari». Il manager di Strade Blu ha ricordato le vicissitudini della compagnia Viamare, del gruppo pubblico Finmare, nata con l'obiettivo di fare da capostipite della famiglia delle compagnie delle autostrade marittime e morta per fallimento. «Se la sono presa con Migliorino (direttore centrale di Finmare, ndr) - ha rammentato Cimaschi - ma cosa ne poteva? Gli hanno detto di costruire cinque navi, poi - dopo un anno e mezzo - gli hanno detto che si erano sbagliati».
La strada delle autostrade del mare è in salita anche a livello europeo: «la mia sensazione - ha detto il presidente di European Sea Ports Organisation (ESPO), Giuliano Gallanti - è che molti paesi non siano così entusiasti, soprattutto i paesi nordici». È necessario quindi - secondo l'ex presidente della port authority di Genova - «fare operazioni di lobby sulla Commissione Europea». In Italia è necessario anche investire nei porti: «c'è consapevolezza in tutta Europa - ha detto Gallanti - che le infrastrutture portuali non siano in grado di far fronte ai crescenti traffici sviluppati dal Far East». Alcuni porti del Mediterraneo, soprattutto quelli francesi e spagnoli, stanno realizzando ingenti investimenti, mentre l'Italia rischia di rimanere indietro.
Che sia il momento di prendere delle decisioni, anche dolorose, lo ha affermato l'europarlamentare PSE Marta Vincenzi, promotrice del centro E.L.M. Finora «si è pensato allo sviluppo dei porti solo in termini di banchine», mentre - secondo la Vincenzi - è necessario allargare l'ambito al concetto di regione logistica integrata e, per farlo, «bisogna fare delle scelte, decidere chi si favorisce e chi no».
Bruno Bellio