Assoferr, l'Associazione Operatori Ferroviari e Intermodali, ha denunciato nuovamente oggi a «situazione sempre più intollerabile ed incontrollabile del trasporto ferroviario», sottolineando «l'Alta Incapacità del sistema ferroviario in Italia».
«Siamo di nuovo alle prese - ha spiegato l'associazione - con ritardi e disservizi, scioperi più o meno dichiarati, cambi d'orario non notificati, nonché azioni sul mercato ferroviario di cui non si riesce a vedere quali siano gli effetti di miglioramento che ci dobbiamo aspettare».
«Si sta distruggendo - ha sottolineato Assoferr - la fiducia dei clienti della ferrovia nei confronti del sistema, lasciando numerosi operatori ad essere elemento unico di compensazione verso l'utilizzatore finale e senza alcuna possibilità di difesa. Sentire operatori di lunga esperienza dichiarare che unilateralmente sopprimeranno dei traffici perché vi è la certezza che questa ferrovia non è in grado di mettere a disposizione le risorse necessarie, è il segnale fin troppo evidente di una sconfitta di questo sistema».
«Continua, infatti - secondo l'associazione - a persistere una situazione che da anni vede sempre più il trasporto ferroviario nel ruolo di cenerentola del sistema di movimentazione delle merci nonostante che a tutti i livelli si parli di logistica, alta capacità, sviluppo dell'intermodalità, riequilibrio modale, ecc. La realtà è che a fronte di un sistema dei trasporti totalmente sbilanciato sul tutto strada, con le dichiarate inefficienze e diseconomie, si continua a fare della facile propaganda sullo sviluppo di questo sistema ferroviario a cui ormai pochi credono realmente. Solo parole. Sono i numeri purtroppo la cartina di tornasole del fatto che "questa" ferrovia è venuta meno agli intenti».
«Potremmo dire - ha rilevato Assoferr - che gli errori sono nel management, nel governo, piuttosto che nel sindacato, o addirittura nel mercato che a parole vuole la ferrovia e poi si guarda bene dal salirci sopra e sostenerla. Purtroppo ad operatori e a clienti finali questa ricerca di responsabilità non interessa più. Chiediamo pertanto che il ministro Pietro Lunardi e l'ing. Elio Catania diano delle spiegazioni veramente convincenti sull'attuale situazione e su dove si vuole andare. E questo non basterà ancora. Siamo infatti altresì convinti che responsabilità e colpe vengono da lontano e si sono stratificate nel tempo così come gli effetti nefasti. Allora forse conviene puntare l'indice su decisioni politiche e strategiche che, prima in Europa, poi nelle singole nazioni, hanno messo in piedi un processo di liberalizzazione che invece di creare un gioco di squadra tra soggetti già esistenti e operanti con l'ausilio dei nuovi entranti, creando quindi vero sviluppo, ha messo gli uni contro gli altri. Rendere tra loro concorrenti soggetti dove uno dei due gioca un doppio ruolo (se non triplo in qualche caso) è stato l'errore scatenante della attuale situazione. Continuiamo a ritenere che il futuro delle ferrovie non sia rendere le imprese ferroviarie ex monopoliste, protagoniste di acquisizioni di aziende e settori di mercato del trasporto e della logistica svuotandosi del vero core business, cioè fare treni curandone efficienza e qualità. Oggi ci occorrono grandi ed efficienti imprese di trazione in grado di muoversi sulle grandi direttrici europee partendo dagli hub, lasciando alle piccole imprese ferroviarie l'alimentazione degli hub stessi nonché la gestione dell'ultimo miglio e della logistica agli operatori i quali per storia e organizzazione sono meglio adattabili alle esigenze dei clienti e del territorio».
«Occorre concentrare gli sforzi di tutti - ha proseguito Assoferr - sull'infrastruttura fisica, ma anche logica, per consentire ai treni di essere puntuali e a basso costo. Pesa per esempio un sistema di regole e normative che in nome della sicurezza hanno ingessato ulteriormente il sistema senza nulla aggiungere alla sicurezza stessa. Per non parlare poi dei problemi organizzativi e industriali dove l'inasprimento delle posizioni sindacali, a torto o a ragione - non sta a noi giudicarlo - porterà il sistema ferroviario alla sua marginalizzazione definitiva».
«Siamo ormai vicini all'anno zero», ha concluso l'associazione. «Non è catastrofismo ma solo osservazione della realtà. Occorre un serio e umile ripensamento di quanto oggi attuato con il coraggio anche di dire, a Bruxelles, come a Roma, che si è sbagliato e che con il sistema attuale proprio non si riesce ad andare avanti. Il problema è europeo ma questo non può essere motivo di vanto o consolazione. Si è persa una partita e occorre voltar pagina. Oggi ci basterebbe anche non sentir più proclami e slogan su una ferrovia che non esiste e vedere la politica e il governo fare passi concreti in direzione del recupero del trasporto ferroviario che ha sì bisogno di sostegno ma ha, soprattutto, bisogno di chiarezza delle premesse, dei ruoli e delle regole. I tempi per una azione ministeriale che esamini, con il contributo di tutti, le ragioni di una simile disfatta e proponga le azioni correttive da porre in essere sono - a nostro parere - fin troppo maturi».