Il gruppo Contship Italia è pronto a lasciare il porto di Gioia Tauro, dove gestisce il Medcenter Container Terminal (MCT). «Dieci anni fa - constata amaramente Cecilia Battistello, presidente del gruppo terminalistico - era un grande progetto, non solo, anche una grande speranza. Oggi è la grande occasione buttata al vento».
Secondo Cecilia Battistello, lo sciopero di 72 ore proclamato «da un sindacato di recentissima costituzione ma che riesce a ridurre drasticamente la capacità operativa del terminal - ha spiegato oggi - è purtroppo la goccia che sta facendo traboccare il vaso».
«Bisogna essere consapevoli - ha osservato - che i grandi traffici che vengono smistati o trasbordati in Mediterraneo non hanno bisogno né di Gioia Tauro né dei porti italiani. I volumi che si movimentano a Gioia ci sono grazie alla storia di Contship Italia ed ai suoi 47 anni di investimenti nel mondo internazionale. Solamente la credibilità, la reputazione di capacità operativa e gli sforzi fatti sinora senza esitazioni da Contship e dalle sue persone hanno attirato i clienti più importanti del mondo in una terra senza storia portuale e vista con tanto sospetto da molti».
«I fatti di questi giorni - ha proseguito Cecilia Batistello - mettono in discussione non la nostra volontà, dimostrata nei dieci anni passati, di investire in Calabria e di dare ai giovani di questa terra un'opportunità altrimenti inesistente. I fatti di questi giorni mettono in discussione che possiamo continuare a farlo».
«Confermando il vecchio detto secondo il quale le partite tra porti e navi vengono vinte dalle navi che di fronte ad un punto fisso qual è il porto hanno il vantaggio di poter andare con le proprie eliche solo dove si trovano bene - ha rilevato il presidente di Contship Italia - Mediterranean Shipping Company che stava testando Gioia Tauro con grandi possibilità di prendervi casa ha comunicato che andrà altrove così come Maersk sta organizzandosi per poter continuare ad operare senza toccare Gioia Tauro». «I terminal di transhipment - ha aggiunto - sono per ragioni di mercato strutture fragili che possono essere emarginate dalle grandi rotte di traffico containers nel giro di poche ore, la loro emarginazione può diventare totale e permanente!».
«Il governo italiano, le altre istituzioni, il potere politico ed i sindacati confederali che sollecitavano un nostro ulteriore impegno per aumentare i volumi movimentati a Gioia Tauro - ha concluso - debbono domandarsi, a questo punto, chi mai vorrà affidare i propri traffici ad un porto nel quale un solo sindacato dei cinque presenti in azienda può incidere così pesantemente sull'operatività, nonostante l'accoglimento da parte nostra dell'80% delle richieste per il rinnovo del contratto integrativo. Dopo dieci anni di enormi sforzi, resi ancora più pesanti dal fatto che per ben due volte gli accordi di programma definiti con lo Stato sono stati onorati solo da parte nostra, siamo obbligati ad avviare una riflessione sul possibile futuro di Gioia Tauro che potrebbe indicarci scelte dolorose ma inevitabili».