Venerdì scorso a Venezia, nel corso di un incontro con il presidente della Federagenti, Umberto Masucci, organizzato dall'International Propeller Club Port of Venice, gli operatori dei porti alto adriatici che aderiscono ai Propeller Clubs di Ravenna, Chioggia, Monfalcone, Trieste e Venezia hanno sottolineato la necessità di sostenere con precise strategie la «rotta adriatica e la realizzazione di quel sistema portuale che ha i suoi punti di forza in una nuova cultura del trasporto e in una maggiore concertazione tra i suoi partners».
«È un percorso molto complesso - ha detto il presidente del Propeller veneziano Massimo Bernardo- nel quale non basta certo la buona volontà dei singoli operatori. Ci vuole, invece, una nuova politica commerciale che metta al centro non più la concorrenza tra scali, ma la loro competitività. Solo così il "range marittimo adriatico" potrà decollare senza nulla togliere ai compiti istituzionali delle autorità portuali, ma obbligandole ad adeguare al meglio le strutture dei porti di loro competenza, mentre spetta ai rappresentanti della merce e a quelli dei vettori il ruolo di interlocutori privilegiati nella redazione dei Piani Operativi Triennali, veri strumenti programmatori per legare ed adeguare sempre più il porto al proprio hinterland».
Nel suo intervento il presidente della Federagenti ha evidenziato l'esorbitante numero delle Autorità Portuali, ben 25, mentre - secondo Masucci - la riduzione delle stesse agevolerebbe la crescita del «cluster marittimo nazionale con i suoi 36,5 miliardi di fatturato», consentendo così, anche allo shipping italiano «di fare quello sforzo virtuoso per riconquistare primarie posizioni di mercato».
Masucci ha ricordato come i traffici scelgano i porti più convenienti in termini di costi e di produttività e proprio per questo, sostenendo la realizzazione del sistema portuale dell'Alto Adriatico, allargato ai porti di Capodistria e Fiume, ha espresso la sua contrarietà alla regionalizzazione delle politiche portuali, proprio quando sono le Regioni che oggi cominciano a legiferare sui porti di loro competenza, mentre ha insistito sulla necessità di sviluppare in Adriatico più collegamenti dorsali con le autostrade del mare e più servizi feeder con i grandi hub del Mediterraneo, esortando nel contempo gli agenti marittimi delle 25 associazioni sparse sul territorio nazionale ad investire in modo sempre più deciso sulla qualità dei servizi.
Dopo alcuni interventi, tra cui quelli del neoeletto presidente dell'associazione degli agenti marittimi di Venezia, Emilio Gamba, dei presidenti delle associazioni degli agenti marittimi di Ancona e di Ravenna, Giovanni Mauro e Umberto Bezzi, delle associazioni slovena e croata Emil Bandelej e Mijlienko Tudor, dei presidenti dei Propeller di Ravenna e Trieste, Simone Bassi e Dario Berzin, e del presidente del Comitato Utenza Portuale di Chioggia, Giuliano Godino, il vicepresidente di Confetra, Aldo Pomarici, ha sottolineato come «sulla valorizzazione dell'Adriatico e della sua portualità si siano sfiancati politici, imprenditori, Autorità Portuali, terminalisti e così via». «Intenzioni buonissime - ha aggiunto Pomarici - convegni a iosa, tutti indirizzati a una forma di collaborazione che permettesse di attivare una efficace e coordinata politica portuale. Nei fatti, però, poco si è fatto: sentiamo la mancanza di una qualsiasi analisi approfondita sul come regolare i rapporti commerciali tra i porti; di progetti tesi a promuovere la domanda del trasporto intermodale sapendo chi fa cosa, dogma questo di qualsiasi sistema di qualità; di intendimenti chiari, precisi e naturalmente perseguibili, da parte dei privati e dello Stato per realizzare un progetto in cui tutti i partners, per ruolo e competenze, devono credere nell'iniziativa, pena il fallimento del progetto stesso. Progetto questo in cui ognuno deve lasciare qualcosa all'altro per poter poi, in tempi relativamente brevi, raccogliere i frutti di quanto seminato».
«Attenzione particolare - ha concluso Pomarici - dovrà essere quindi dedicata all'incremento dei traffici, ad una migliore organizzazione ed efficienza dei servizi a terra, a tariffe competitive, alla customer satisfaction, all'impiego di strumenti telematici interattivi per poter operare in tempo reale anche in tema di security, ad una velocizzazione delle formalità doganali con la possibilità di far dogana con la nave non ancora all'ormeggio».