Sono 18.616 le imprese italiane di autotrasporto sparite dal mercato dal primo gennaio 2006 al 30 marzo 2007. Lo rende noto oggi Cna Fita, spiegando che «a fronte di questa falcidie sono nate, nello stesso periodo 6.539 imprese nuove» e che, pertanto, «il saldo negativo è superiore alle 12.000 aziende». Queste società - sottolinea l'associazione dell'autotrasporto - sono «fallite, liquidate, accorpate, comunque uscite spesso in modo traumatico di scena e per la maggior parte dei casi poste nell'impossibilità pratica di operare economicamente il loro servizio».
Si tratta - dice il presidente di Cna Fita, Franco Coppelli - di «un crack che non ha precedenti nella storia, pur travagliata dell'autotrasporto italiano». «Ma esaminando lo stato di salute delle imprese sopravvissute - aggiunge - il quadro diventa ancora più drammatico: una impresa su quattro è fortemente indebitata e esposta al rischio di chiusura già nell'esercizio in corso. Si tratta di una vera e propria emergenza nazionale, con rischi estesi a tutto il comparto produttivo del Paese, che, piaccia o non piaccia, è oggi direttamente dipendente dal trasporto su gomma».
«Ma come tale - conclude Coppelli - questa crisi non è percepita: il governo non sta ottemperando agli impegni assunti con il protocollo sottoscritto il 7 febbraio scorso e tale ritardo produce ulteriore destrutturazione delle imprese di autotrasporto italiane. Di fronte a queste ormai evidenti inadempienze e all'inaffidabilità politica ci troviamo costretti, in attesa di una nuova convocazione a palazzo Chigi, a riprendere tutte le iniziative a tutela della categoria».