Secondo Confitarma . Lo ha sottolineato oggi il presidente della Confederazione Italiana Armatori, Nicola Coccia, intervenendo a Napoli al convegno "Mare e finanza: un matrimonio d'interessi", svoltosi nell'ambito della manifestazione "48ore del mare".
Grazie a massicci investimenti, alla movimentazione di ingenti risorse finanziarie - ha rilevato Coccia - il settore armatoriale italiano assume le dimensioni di un comparto industriale di primaria grandezza. Per questo tutta la grande filiera della finanza (banche, fondi, broker, mercato borsistico) sta guardando con un occhio diverso al mondo marittimo. Le previsioni a breve termine - ha aggiunto - dicono che la flotta italiana nel 2010 raggiungerà quota 20 milioni di tonnellate, contro i quattro milioni del 1997 e gli attuali 13,1 milioni (2007). In forte espansione anche gli investimenti: poco più di 6.000 milioni di dollari nel 2007, quota di 9.000 milioni fra due anni, contro i 1.000 milioni di dollari investiti nel 2001.
Si affaccia dunque sul mercato mondiale - ha osservato il presidente di Confitarma - un nuovo soggetto, l'industriale dell'armamento, che punta a diventare un "global operator", estendendo le sue competenze anche alla parte terra, come terminal operator e , nel caso del crocierismo, anche come tour operator.
Queste condizioni, sulla scia del successo riscontrato da strumenti finanziari innovativi già sperimentati in altri Paesi - secondo Coccia - consentono di creare un fondo comune di investimento navale anche in Italia. Una volta espletate le opportune verifiche (presso Bankitalia, Consob e Ministero dell'Economia) in merito agli aspetti regolamentari del progetto, l'iniziativa del fondo navale - ha spiegato - si tradurrà nella presentazione di un emendamento legislativo dedicato ad interventi in materia di navigazione marittima.
«Questo - ha concluso Coccia - segna un passaggio chiave dal tradizionale modello di finanziamento ipotecario a strumenti innovativi capaci di coinvolgere un pubblico ampio di investitori e soggetti finanziari».