Gli imprenditori del porto di Genova dichiarano di non avere in atto alcuna congiura contro il presidente dell'Autorità Portuale locale, Giovanni Novi. Lo sottolineano le imprese portuali che fanno capo a Confindustria Genova in un comunicato diramato questa sera, e limitato - sottolineano - agli aspetti meramente tecnici, con il quale intendono rispondere all'intervista a Novi, pubblicata domenica scorsa sul quotidiano "La Repubblica-Il Lavoro". Intervista nella quale - spiegano - il presidente della port authority «denuncia una lobby di imprenditori del comparto marittimo-portuale che eserciterebbe un "potere effettivo" sul porto, e una serie di "anomalie" che impedirebbero allo scalo genovese di svilupparsi al pari dei competitor europei»,
In merito alla vendita del cosiddetto superbacino avvenuta dieci anni fa (
inforMARE del
21 marzo 1997), che Novi ha definito un errore - precisano gli imprenditori - «dipese dal fatto che l'eccessiva dilatazione dei tempi tra la progettazione della vasca e la sua parziale realizzazione aveva reso obsoleta la struttura sotto il profilo tecnico. L'adeguamento degli impianti secondo la normativa nazionale allora vigente avrebbe comportato un costo pari o addirittura superiore alla realizzazione di un nuovo bacino».
Inoltre gli imprenditori rilevano che «da quando è stata istituita l'Autorità portuale, il Comitato Portuale rappresenta la sede dove vengono discusse tutte le decisioni che riguardano l'attività del porto. Affermare che il Comitato Portuale ratificava decisioni già prese all'esterno significa ignorare il lavoro svolto dalle rappresentanze imprenditoriali, dalle organizzazioni sindacali e da tutte le istituzioni». Inoltre, secondo le imprese, «non risultano, dagli atti di Comitato portuale, canoni recuperati per un importo stimato di 12 milioni di euro in un anno», come affermato da Novi nell'intervista.
Gli imprenditori rispondono anche all'affermazione di Novi circa i canoni di concessione, ritenuti troppo bassi. «Le aziende concessionarie (riparatori navali e terminalisti) - ricordano - corrispondono all'Autorità Portuale un canone demaniale sulla base di un accordo siglato tra l'Associazione industriali e l'Autorità Portuale medesima, ratificato dal Comitato Portuale nel 1996. Gli importi dei canoni demaniali rispettano i valori stabiliti dal ministero dei Trasporti e i criteri applicati per la determinazione degli stessi sono stati recepiti anche da altri importanti scali italiani. Per tutte le altre tipologie di attività svolte in ambito demaniale l'Autorità Portuale fissa annualmente i canoni rivalutandoli secondo gli indici ISTAT comunicati dal ministero dei trasporti».
Infine, per ciò che riguarda la questione della ricollocazione del settore delle riparazioni navali inizialmente prevista dal progetto di nuovo waterfront elaborato dall'architetto Renzo Piano, gli imprenditori spiegano che «l'isola delle riparazioni navali, inizialmente prospettata nel progetto di Renzo Piano, presentava evidenti criticità, in quanto la collocazione dei bacini di carenaggio in mare aperto, senza la protezione di alcuna diga, avrebbe reso oltre modo difficile l'ingresso delle navi nei bacini medesimi. Il progetto di Piano, peraltro, non ha mai affrontato le problematiche connesse al trasferimento in blocco dell'intero comparto industriale, in primis la continuità operativa dello stesso».