- La Procura di Napoli ha stabilito il divieto di dimora in Campania per il presidente dell'Autorità Portuale partenopea, Francesco Nerli, che è indagato per concussione aggravata e continuata ai danni di rappresentanti di società operanti nel porto di Napoli.
-
- Secondo i magistrati, Nerli - che guida la Port Authority di Napoli dalla fine del 2000 - avrebbe indotto operatori dello scalo partenopeo ad effettuare contribuzioni economiche in favore del suo ex partito di riferimento. Gli operatori avrebbero corrisposto somme comprese tra 5mila e 25mila euro. Un'analoga misura coercitiva è stata emessa nei confronti di una collaboratrice di Nerli, addetta alla segreteria di presidenza.
-
- Nerli, dichiarandosi «profondamente addolorato della vicenda che lo vede coinvolto», ha evidenziato come l'ordinanza applicativa del divieto di dimora sia particolarmente incisiva su due aspetti: «che non risulta nessuna pressione o “minaccia neppure velata, ad evocare i propri poteri autoritativi e le possibili conseguenze di un'eventuale diniego, e quindi ad incidere sulla libertà di autodeterminazione dei predetti” imprenditori ( così la stessa ordinanza, pagina 4)» e «che tutti i contributi politici erogati dagli imprenditori sono risultati fatturati regolarmente dai beneficiari, né in alcun modo occultati. Non vi è, infatti - ha rilevato Nerli - contestazione di finanziamenti illeciti ai partiti».
-
- Il presidente dell'Autorità Portuale ha concluso precisando che chiederà ai magistrati di essere sentito appena possibile e sottolineando che, «in presenza di una contestazione provvisoria di cosiddetta “concussione ambientale” dalla quale ritiene di potersi difendere agevolmente», «ritiene che la valutazione dell'attività svolta negli otto anni di presidenza dell'Autorità Portuale di Napoli sia la migliore testimonianza della sua assoluta correttezza e imparzialità» e che «non si è mai prestato né a subire né a promuovere situazioni tali da incidere sulla sua autonomia».
|