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I porti di Gioia Tauro, Taranto e Cagliari replicano a Merlo: noi non abbiamo tempo da perdere!
L'analisi del presidente del porto di Genova sui porti di transhipment - dicono Grimaldi, Giuffrè e Fadda - «fa probabilmente trasparire le aspirazioni nazionali di Merlo». « Le sue affermazioni - aggiungono - sono la riprova di una visione tutta localistica dello shipping italiano»
27 gennaio 2010
Ai presidenti delle Autorità Portuali di Gioia Tauro, Taranto e Cagliari, Giovanni Grimaldi, Salvatore Giuffrè e Paolo Fadda, non è proprio andata giù l'analisi sul futuro dei porti di transhipment del presidente dell'ente portuale di Genova, Luigi Merlo (inforMARE del 25 e 26 gennaio 2010).
Una valutazione, quella di Merlo, evidentemente del tutto indigesta per i rappresentanti dei tre principali porti di trasbordo italiani che replicano con una considerevole dose di sarcasmo: «ringraziamo il presidente dell'Autorità Portuale di Genova per l'approfondita analisi che ci ha elargito sui porti di transhipment. Purtroppo non abbiamo lo stesso tempo da dedicare alle numerose problematiche che affliggono lo scalo da lui presieduto».
«Questa analisi - rilevano Grimaldi, Giuffrè e Fadda - fa probabilmente trasparire le aspirazioni nazionali di Merlo che, però, riteniamo non possano avere un buon inizio con la richiesta di chiusura dei porti di transhipment. Un settore che, invece, ha dato tanto al sistema portuale nazionale che, storicamente e con dati alla mano, non può essere dimenticato o messo all'angolo vista l'importanza strategica che ha mantenuto nello sviluppo dell'economia nazionale. Dimentica Merlo che per anni i porti di transhipment del Sud, capo fila Gioia Tauro con la sua brillante attività, hanno sostenuto tutti i porti del Nord, stimolandone, altresì, la loro crescita, compresa la parte di transhipment dello scalo genovese. Le sue affermazioni sono la riprova di una visione tutta localistica dello shipping italiano».
Secondo i presidenti dei porti di Gioia Tauro, Taranto e Cagliari, «pur riconoscendo la forte concorrenza dei porti magrebini, generata grazie all'assenza delle tasse portuali e, soprattutto, al bassissimo costo della loro manodopera, non è certo questo il miglior modo per affrontarla». Per i tre presidenti, infatti, di strumenti a sostegno del sistema portuale italiano, «in un'ottica di ampio raggio e non certamente localistica», se ne stanno elaborando diversi: «abbiamo redatto - hanno spiegato - un nostro statuto di cooperazione che sigleremo per affrontare insieme le sfide dei prossimi anni. Riteniamo, infatti, che ci sarà una ripresa dei traffici già nella seconda parte del 2010, che sarà potenziata nel 2011. Una ripresa, comunque, che coinvolgerà tutti i porti di transhipment del Sud, mentre quelli del Nord, compreso Genova, dovranno attendere, per poter essere competitivi, la realizzazione di importanti opere infrastrutturali come, ad esempio, il “valico” che li collega al Nord Europa che, comunque, nella più rosea delle ipotesi, non potrà essere pronto se non tra 10-15 anni».
«Alla luce di questa realistica analisi - osservano Grimaldi, Giuffrè e Fadda - crediamo sia necessario adottare scelte per superare il gap nazionale, dove il costo della manodopera e le tasse portuali rischiano di frenare la naturale crescita del sistema. Si tratta, comunque, di problemi che non riguardano, esclusivamente, il nostro Sud oppure l'Italia ma che, invece, toccano un contesto più ampio come quello europeo, che è tenuto a confrontarsi con realtà che godono di condizioni più concorrenziali e appetibili nel sistema di libero mercato».
Oltre a replicare a Merlo, i presidenti dei porti di Gioia Tauro, Taranto e Cagliari sottolineano l'importanza del documento sottoscritto dal cluster marittimo che evidenzia l'urgenza dell'adozione di nuove risorse e procedure per gli investimenti a sostegno di tutta la portualità italiana. A tale proposito rimarcano l'importanza di un confronto con il governo, in piena sintonia con Assoporti, per poter dare risposte su alcuni temi, tra cui la concreta ed effettiva autonomia finanziaria delle Autorità Portuali e la garanzia di risorse per la continuità dei programmi d'investimento infrastrutturali in corso. «È importante - ribadiscono Grimaldi, Giuffrè e Fadda - che venga ridotto il differenziale dei costi rispetto ai principali competitori con provvedimenti mirati. L'Iva generata dalle operazioni portuali nel nostro Paese - ricordano - ammonta a circa nove miliardi di euro e una quota parte (5%) deve rimanere nelle disponibilità delle Autorità affinché possano attuare una programmazione di opere per mantenere il livello infrastrutturale al passo con i tempi».
«Questi - concludono i tre presidenti - sono provvedimenti validi per tutti i porti, non solo per quelli del Sud o del Nord. In un mondo di globalizzazione non ci si può fermare ad una riflessione localistica ma si deve, necessariamente, ampliare le scelte rapportandole in contesti internazionali. Ed è l'unica strada da intraprendere per poter avere gli strumenti idonei che ci permetteranno di continuare a ricoprire una posizione leader nel circuito dei traffici del Mediterraneo».
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