- Oggi la Federazione del Mare e le organizzazioni datoriali e sindacali del settore marittimo hanno sottoscritto un avviso comune al parlamento e al governo - che pubblichiamo di seguito - con il quale chiedono la revoca della soppressione dell'Istituto di Previdenza del Settore Marittimo (Ipsema) con l'attribuzione all'Inail delle funzioni istituzionali in materia di assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali per il personale della navigazione marittima e della pesca.
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- AVVISO COMUNE
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- Addì 7 del mese di giugno 2010 in Roma
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- le organizzazioni datoriali
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- - CONFITARMA (Confederazione Italiana Armatori)
- - FEDARLINEA (Associazione Italiana dell'Armamento di Linea)
- - FEDERPESCA (Federazione Nazionale delle Imprese di Pesca)
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- le organizzazioni sindacali dei lavoratori
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- - Filt-CGIL
- - Fit-CISL
- - UIL Trasporti
- - UGL Mare
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- e la FEDERAZIONE DEL MARE
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- concordano su quanto segue.
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- Prendono allo con preoccupazione della norma contenuta nell'art. 7 del decreto legge 31 maggio 2010 n. 78 che dispone, con effetto dal 1 giugno 2010, la soppressione dell'IPSEMA (Istituto di Previdenza del Settore Marittimo) con l'attribuzione all'INAIL (Istituto Nazionale Assicurazione contro gli Infortuni del Lavoro) delle funzioni istituzionali in materia di assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali per il personale della navigazione marittima e della pesca.
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- Rilevano che tale decisione, assunta nel quadro della manovra correttiva dei conti pubblici, è totalmente priva di effetti positivi sul bilancio dello Stato, mentre ha effetti pesantemente negativi per tutto il settore marittimo e della pesca.
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- L'IPSEMA è stato istituito con d.lgs. n. 479/94 a seguito della delega conferita al Governo dall'articolo 1 della legge n. 537/93 per il riordino degli enti pubblici di previdenza e assistenza.
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- L'istituto di cui trattasi ha sostituito le tre Casse Marittime (Adriatica, Meridionale e Tirrena), assumendone gli stessi compiti in materia di assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali e di prestazioni previdenziali di malattia e maternità nel campo marittimo.
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- Occorre ricordare che l'istituzione delle Casse marittime era stata frutto della particolare attenzione sempre dedicata dal legislatore al lavoro sul mare. La successiva istituzione dell'IPSEMA, confermando la specificità del settore marittimo, ha inteso rispondere ad un principio di razionalizzazione e semplificazione del comparto, realizzata anche attraverso lo sfoltimento degli Enti. Le tre Casse marittime, istituite esclusivamente con la contribuzione dell'armamento hanno, fra l'altro, apportato un notevole patrimonio immobiliare.
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- L'onere per tale sistema assicurativo grava interamente sul settore e l'IPSEMA ha mantenuto il sistema di autodeterminazione delle aliquote contributive a carico delle imprese. Si ricorda che con effetto 1 gennaio 2006 è stata disposta dal Consiglio di Amministrazione dell'IPSEMA una riduzione delle aliquote contributive, dato il positivo andamento della gestione.
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- L'ultimo bilancio relativo d'esercizio 2008 si è chiuso con un avanzo di esercizio di euro 5.216.637,00 che, sommato a quello degli esercizi precedenti, ha determinato un complessivo avanzo di esercizio a euro 29.597.238,00, iscritti in bilancio.
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- Anche per il bilancio 2009 è previsto un avanzo di gestione. Il bilancio di previsione 2010, approvato dal CIV prevede un avanzo di gestione di euro 610.700,00. Il bilancio tecnico ventennale (2008-2027), approvato dal Commissario Straordinario con deliberazione 34/09, prevede andamenti positivi sino al 2027. Sono state anche riclassificate le riserve tecniche, che ammontano a € 229.423.162,00, al tasso cautelativo del 2%, rispetto al tasso del 2,5% utilizzato dagli altri enti.
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- Sul piano invece della politica marittima e della tutela della sicurezza dei lavoratori la soppressione dell'unico ente avente specifiche competenze determina un pesante arretramento nell'assistenza e nella sicurezza dei lavoratori, che ammontano complessivamente, tra addetti alla navigazione mercantile ed addetti alla pesca, a 100.000 lavoratori.
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- La materia della sicurezza dei lavoratori marittima è stabilita da una serie di convenzioni internazionali, adottate in sede IMO (International Maritime Organization) e ILO (International Labour Organization) nonché da specifiche normative nazionali. In ultimo, in materia di sicurezza del lavoro, dal d.lgs. n. 271/99, che opera con strutture specialistiche, quali capitanerie di porto e sanità marittima, estranee al mondo INAIL.
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- La giustificazione alla soppressione, richiamando la normativa di cui all'art. 9 del d.lgs. 9 aprile 2008 n. 81, dimentica che lo stesso decreto prevede che tale disciplina deve essere coordinata con quella del d.lgs. 271/1999 per il lavoro a bordo delle navi, coordinamento che dovrà essere effettuato entro il 15 maggio 2011.
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- Si ricorda fra l'altro che il Consiglio dell'Unione Europea ha autorizzato gli Stati membri a ratificare, preferibilmente entro il 31 dicembre 2010, la Maritime Labour Convention 2006, che prevede per i lavoratori marittimi specifiche organizzazioni dedicate alla sicurezza, prevenzione e welfare. In tale contesto, l'Italia - che ha la terza flotta europea con circa 17 milioni di tonnellate al 31 dicembre 2009 - abolirebbe nell'anno 2010, proclamato in sede internazionale anno del marittimo, l'unica struttura specialistica dedicata ai lavoratori del settore, generalmente presente negli altri Stati membri di tradizione marinara.
- Per le ragioni sopra esposte, viene espresso, dalle sottoscritte Organizzazioni, l'avviso comune al Parlamento ed al Governo di emendare il precitato disposto dell'art. 7, procedendo invece a dare sollecita attuazione al disegno di legge (atto della Camera n. 2863) all'esame della Commissione Lavoro Pubblico e Privato della Camera, che istituisce un nuovo Ente di diritto pubblico non economico denominato ESIN, con la contemporanea soppressione degli enti operanti nel settore (IPSEMA, SASN, CIRM e USMAF) al fine di valorizzare la specificità del settore marittimo, che contribuisce al 3% del PIL.
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- Tale progetto di vera riorganizzazione delle strutture che si occupano della tutela della gente di mare, oltre al miglioramento dei servizi, comporterebbe un risparmio di almeno 15 milioni di euro.
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