- Federmar-Cisal ha dichiarato lo stato di agitazione del personale navigante ed amministrativo delle varie sedi della Tirrenia ed ha preannunciato, nel caso dovesse perdurare la situazione di incertezza che caratterizza il futuro della compagnia di navigazione, l'eventuale proclamazione di uno sciopero di una giornata dei traghetti che sarà collocato nella prima decade del mese di luglio.
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- «Più il tempo passa - ha spiegato il segretario generale del sindacato, Alessandro Pico - e più si ingarbuglia la privatizzazione della Tirrenia, non solo per la società maggiore, la Tirrenia per l'appunto, ma anche per quelle minori (Caremar, Saremar, Siremar e Toremar) trasferite lo scorso anno alle rispettive Regioni con l'impegno di cederle ai privati attraverso apposite gare. La decisione del governo di mettere sul mercato il Gruppo Tirrenia - ha rilevato Pico - per il momento ha provocato soltanto un indiscriminato e notevole incremento delle tariffe dei traghetti nei collegamenti con le isole, avendo avuto gli armatori privati campo libero al riguardo in mancanza dell'azione calmieratrice dell'azienda di Stato, la quale, a sua volta, essendo stata posta in amministrazione controllata, non ha potuto fare a meno di seguire i privati nell'aumentare il prezzo dei biglietti».
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- «La preoccupazione del sindacato, però - ha precisato Pico - è che in tutto questo disordine che sta montando a rimetterci siano in primo luogo i lavoratori sul piano delle tutele occupazionali e contrattuali. Questa d'altronde sarebbe la conseguenza della scelta effettuata disastrosamente dal governo di privilegiare la vendita della flotta di Stato con il metodo Alitalia anziché ricorrere alla precedente esperienza maturata con la cessione delle altre due aziende di navigazione pubbliche, Italia e Lloyd Triestino, nella quale i lavoratori, anche attraverso il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, erano stati per tempo adeguatamente tutelati. Tuttavia, poiché ormai indietro non si può tornare, è necessario che questa partita venga chiusa il prima possibile e che i lavoratori di queste aziende abbiano salvaguardati i loro posti di lavoro ed i loro diritti contrattuali nella stessa misura in cui li hanno avuti tutelati i dipendenti delle altre società che sono state cedute ai privati».
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