- Federmar-Cisal boccia in toto i presupposti del trasferimento della proprietà della compagnia di navigazione Tirrenia dallo Stato alla Compagnia Italiana di Navigazione (CIN), la cordata formata dagli armatori Gianluigi Aponte, Emanuele Grimaldi e Vincenzo Onorato che è l'unico soggetto arrivato alla fase finale della gara per la privatizzazione della compagnia e la cui offerta è stata accettata lo scorso 23 maggio dal ministero dello Sviluppo economico ( del 19 maggio 2011).
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- Secondo il sindacato, infatti, «peggio di così per i lavoratori non potrebbe andare». «Tale - spiega il segretario nazionale di Federmar-Cisal, Alessandro Pico - è l'impressione, per non dire la certezza, che se ne ricava dalla lettura delle comunicazioni che per legge il commissario straordinario della Tirrenia ha dovuto fornire ai rappresentanti dei lavoratori nell'ambito della procedura della vendita dell'azienda ad una cordata di privati».
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- Il sindacato denuncia come tale trasferimento sia prefigurato in assenza di garanzie occupazionali e contrattuali e con la rinuncia - sottolinea Pico - a qualsiasi tutela che riguardi i lavoratori, «anzi - precisa - andando a stabilire nero su bianco una serie di riferimenti normativi al fine di precostituire una situazione che favorirà enormemente il nuovo datore di lavoro, ossia la compagnia costituita da Grimaldi, Aponte ed Onorato, a tutto danno dei lavoratori medesimi».
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- In particolare Federmar-Cisal evidenzia come nelle comunicazioni circa il trasferimento dei dipendenti, naviganti ed amministrativi, dalla Tirrenia alla nuova società CIN la «garanzia del mantenimento dei livelli occupazionali sia limitata soltanto a due anni: tale periodo - rileva il sindacato - non è il risultato di una faticosa trattativa tra cedente ed acquirente come si sarebbe potuto immaginare, ma, più semplicemente, deriva dall'applicazione di quanto previsto da un comma della legge 270/99. Bisogna rimarcare che nelle precedenti privatizzazioni di aziende pubbliche, anche della ex Finmare, la conservazione dei posti di lavoro era garantita per non meno di cinque anni»; inoltre «i lavoratori trasferiti alla nuova azienda, la CIN, non conserveranno i diritti acquisiti alle dipendenze della Tirrenia, ma saranno assunti, presumibilmente con la data del 1° luglio 2011, con un nuovo rapporto di lavoro secondo una proposta che nel frattempo sarà elaborata dalla CIN medesima»; infine - prosegue Federmar-Cisal - il trasferimento comporterà una «riduzione del costo del lavoro attraverso l'applicazione a partire dal 1° gennaio 2012 di un nuovo assetto contrattuale sia per i naviganti che per gli amministrativi, obiettivo che non specifica se il nuovo assetto contrattuale riguarderà o solo il CCNL o solamente gli accordi aziendali od ambedue questi elementi. Una cosa è comunque certa: che si parla di una riduzione del costo del lavoro e pertanto di un peggioramento delle condizioni dei lavoratori. Ma fino a qualche tempo fa - sottolinea Piro - non era proprio Onorato ad affermare che i suoi dipendenti stavano meglio di quelli della Tirrenia?»
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- Per Federmar-Cisal, «desta inoltre preoccupazione il fatto che nel piano industriale di cui si fa cenno non siano previsti investimenti né per nuove costruzioni di navi in sostituzione di quelle più obsolete che saranno acquisite dalla Tirrenia né per lo sviluppo della flotta».
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- Infine il sindacato manifesta preoccupazione per un interrogativo «che - spiega Piro - fa sorgere legittimi dubbi sulla credibilità e sul futuro dell'intera operazione»: «la cessione del ramo di azienda della Tirrenia - spiega il segretario nazionale di Federmar-Cisal - avviene verso la CIN, una società a responsabilità limitata con un capitale di soli 21.000 euro (proprio così, 21.000 euro), davvero pochini per fare fronte agli onerosi impegni di una impresa di navigazione».
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- Federmar-Cisal ha reso noto di aver già chiesto un sollecito incontro alle controparti Tirrenia e CIN.
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