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Confitarma teme un possibile indebolimento dei benefici garantiti dal Registro internazionale
«Abbiamo sottoscritto questo patto - ha sottolineato il presidente d'Amico - e mantenuto fede per più di un decennio alle promesse di crescita e sviluppo ottenendo importanti risultati. In soli 13 anni abbiamo rinnovato la flotta ordinando nuove navi per un valore complessivo di quasi 35,5 miliardi di euro»
5 ottobre 2011
La Confederazione Italiana Armatori (Confitarma) teme una possibile attenuazione dei benefici per l'industria nazionale dello shipping garantiti dal Registro internazionale, istituito con decreto legge n. 457 del 1997, ed oggi in occasione dell'assemblea dell'associazione tenutasi a Roma ha ricordato al governo - per voce del presidente confederale Paolo d'Amico - che «il possibile indebolimento dell'architrave su cui si regge l'intero settore, cioè il Registro internazionale, renderebbe inutile la soluzione degli altri problemi del settore».
Nell'anniversario dei 110 anni della Confederazione, che coincidono con i 150 anni dell'Unità d'Italia, d'Amico ha ribadito il fondamentale contributo della flotta all'economia italiana ed ha sottolineato come in questo contesto il Registro internazionale sia il frutto di una scelta «lungimirante e premiante» che 13 anni fa è stata fatta per sostenere la competitività della bandiera nazionale e per salvaguardare l'occupazione dei marittimi italiani.
«Abbiamo sottoscritto questo patto - ha detto d'Amico - e mantenuto fede per più di un decennio alle promesse di crescita e sviluppo ottenendo importanti risultati. In soli 13 anni abbiamo rinnovato la flotta ordinando nuove navi per un valore complessivo di quasi 35,5 miliardi di euro». In poco più di un decennio la flotta italiana è passata da 8,5 a 18 milioni di tonnellate di stazza lorda recuperando l'undicesima posizione nella graduatoria mondiale, mentre - ha precisato d'Amico - «sul fronte occupazionale i 38mila occupati a bordo e a terra del 1998 oggi sono diventati quasi 60mila, ai quali si aggiungono oltre 110mila unità nell'indotto».
d'Amico ha evidenziato che questi risultati sono il frutto di un progetto condiviso che - ha spiegato - «non vorremmo fosse messo oggi in discussione, anche perché le aspettative sul recupero di risorse derivanti dalla riduzione delle misure del Registro internazionale non sono reali ed i prevedibili risultati sarebbero l'immediato allontanamento delle navi dalla bandiera italiana, seguito dalla delocalizzazione dell'industria armatoriale e sull'occupazione dei marittimi italiani».
Paolo d'Amico ha quindi esortato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, che ha partecipato ai lavori, a «preservare l'architettura che insieme, istituzioni e parti sociali, abbiamo elaborato, per assicurare lo sviluppo della navigazione e con esso l'occupazione marittima».
Nel suo discorso d'Amico ha inoltre dedicato particolare attenzione al problema della pirateria ricordando che sono ancora nelle mani dei pirati le navi italiane Savina Caylyn e Rosalia D'Amato e, nel condividere l'ansia delle famiglie di tutti i marittimi ancora prigionieri, ha affermato che «episodi come questi non dovrebbero più verificarsi». Il presidente di Confitarma ha quindi ringraziato il governo e il parlamento per aver compreso l'urgenza di misure che consentano la difesa attiva degli equipaggi delle navi con la legge n. 130 approvata in agosto. L'auspicio - ha detto - è che a breve la disposizione sia operativa e completata per consentire anche l'imbarco di team privati in alternativa ai militari.
d'Amico ha affrontato anche il problema dell'eccessiva burocrazia che rappresenta un determinante fattore di debolezza competitiva per l'industria marittima italiana, soprattutto in mercati che rispondono a logiche che vanno oltre quelle nazionali: «siamo prigionieri - ha precisato - di un sistema legislativo invecchiato, di anacronistiche soggezioni al documento contro i quali cozzano l'impegno e la buona volontà dei funzionari pubblici. E nonostante si tratti di interventi a costo zero, da due legislature giacciono nelle stanze di Montecitorio e di Palazzo Madama disegni di legge di semplificazione della normativa sul settore marittimo».
Il presidente di Confitarma ha poi ricordato che ormai da due anni il mancato rinnovo degli sgravi contributivi al cabotaggio penalizza gli operatori italiani rispetto a quelli europei, in un mercato ormai liberalizzato, e che per proseguire lo sviluppo delle autostrade del mare è indispensabile il rifinanziamento dell'ecobonus per il quale è notevole l'impegno manifestato in questi anni dal sottosegretario Giachino.
Sulla privatizzazione del gruppo Tirrenia, per la quale si attendono gli sviluppi delle verifiche in corso in ambito comunitario annunciate oggi dalla Commissione UE ( del 5 ottobre 2011), d'Amico ha auspicato che le decisioni pervengano in tempi ragionevoli al fine di evitare ripercussioni negative sui mercati di riferimento. Per quanto riguarda la privatizzazione di alcune società regionali, il presidente di Confitarma ha auspicato che venga imposto a chi offre servizi svolti in regime sovvenzionato accanto a servizi svolti in libera concorrenza di operare tali servizi con due società diverse.
Soffermandosi sul sistema portuale italiano d'Amico ha detto che «dobbiamo puntare con urgenza a incrementare l'efficienza e la qualità dei servizi offerti nei nostri porti, chiedendo al contempo per essi un sistema rinnovato di regole, in primis l'accoglimento dell'Accordo interassociativo dell'aprile 2007. La crisi internazionale e la conseguente scarsità delle risorse disponibili - ha aggiunto - impongono di razionalizzare al massimo i finanziamenti pubblici nei porti, dando priorità a quei progetti di infrastrutturazione che più rispondono alle esigenze strategiche del sistema portuale nazionale. Ciò consentirebbe di intervenire rapidamente e in modo incisivo sui vincoli che maggiormente condizionano i traffici marittimi nei principali porti nazionali. Cito ad esempio l'annosa problematica del dragaggio, che in alcune realtà sta assumendo aspetti di vera e propria emergenza operativa».
In merito al lavoro e alla formazione di equipaggi qualificati d'Amico ha sottolineato che nonostante la crisi, non si sono registrate riduzioni dell'occupazione, ad eccezione delle qualifiche comuni. La politica di concertazione condotta in questi anni dalla Confitarma e dalle tre organizzazioni sindacali confederali - ha rilevato - è stata vincente e riguardo al rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro, confidiamo che la trattativa possa concludersi entro l'anno: «l'obiettivo - ha spiegato - è di ottenere, a fronte di aumenti retributivi per i lavoratori, i necessari incrementi di produttività in tutti i comparti, compreso quello del rimorchio portuale».
In materia di difesa dell'ambiente il presidente di Confitarma, nel ricordare che le imprese di navigazione sono da anni impegnate nel raggiungimento del duplice obiettivo di accompagnare lo sviluppo dell'economia e di assicurare una adeguata tutela del mare in linea con la stringente normativa internazionale e comunitaria, ha espresso sorpresa e preoccupazione per quanto sta accadendo a Civitavecchia, ove - ha denunciato - «solo sulla base della visione di fumate prodotte dalle navi in arrivo e in partenza dal porto, prescindendo da analisi strumentali che peraltro già certificano il rispetto dei limiti di legge, è stato contestato un reato penale ai comandanti. Se le navi si vedessero costrette a scalare altri porti, si rischia di compromettere lo sviluppo della città e del territorio».
Nel suo intervento all'assemblea degli armatori il ministro Matteoli ha espresso il convincimento proprio e del governo, nonché dell'Unione Europea, che «il rilancio del settore marittimo è fondamentale per il rilancio dell'economia sia italiana che europea». In merito alla privatizzazione della Tirrenia, il ministro ha manifestato l'auspicio che «la procedura possa concludersi con esito positivo nei prossimi giorni».
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