Quotidiano indipendente di economia e politica dei trasporti
11:53 GMT+1
Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti hanno chiesto l'istituzione di una blacklist delle imprese di autotrasporto che non rispettano le regole
Sempre con maggiore frequenza - hanno spiegato i sindacati - il “lavoro cattivo” sta scacciando il “lavoro buono”
20 ottobre 2011
Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti hanno chiesto l'istituzione di una blacklist delle imprese di autotrasporto che operano in Italia senza rispettare le regole. «Da anni nel nostro Paese, nell'ambito dell'autotrasporto - hanno spiegato le organizzazioni sindacali - si è sviluppato un modo di fare impresa che, sprezzante delle regole e indifferente alle più elementari norme di sicurezza, calpesta in modo sistematico i diritti dei lavoratori. Sostanzialmente in armonia con le “leggi che regolano” il mercato e contestualmente anche alla insufficienza di controlli da parte degli organi competenti (Polizia Stradale e Direzione Provinciale del Lavoro), di fatto viene sistematicamente anteposta alla vita di questi lavoratori e quella degli utenti della strada, una formula delirante che sviluppa a fronte di ricavi poco leciti, una inevitabile regressione sociale ed economica».
«In questo contesto di irregolarità - hanno osservato i sindacati - si sta verificando sempre con maggiore frequenza che il “lavoro cattivo” sta scacciando il “lavoro buono”. L'imprenditore che sta nelle regole viene surclassato ed estromesso da un mercato di dirompente ribasso dei costi, fatto a spese della sicurezza dei lavoratori e degli utenti della strada».
Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti hanno quindi spiegato di aver chiesto al ministero del Lavoro «di dare priorità ai controlli diretti verso queste realtà, meno virtuose e meno visibili di tutte, stilando quella che venne definita una “Black List”, su cui puntare le attività di controllo, per il semplice motivo, che laddove si da luogo ad una negoziazione tra le parti sicuramente si concretizza un maggior controllo sociale all'interno delle aziende».
I sindacati hanno ricordato che «la legge 127 del 4 agosto 2010 sulle “tariffe minime di sicurezza nel trasporto” interviene rispetto alle tematiche dell'autotrasporto e delle tariffe concretamente applicate. Finalmente - hanno sottolineato - si opera per rompere un disequilibrio rivolto a sottopagare i servizi acquistati sul mercato del trasporto merci su gomma, che inevitabilmente si sbilancia a sfavore dei vettori e subvettori. Con questo provvedimento si tenta di contrastare la concorrenza senza regole, con la volontà di andare verso un ordine che sia garanzia di sicurezza per i lavoratori del settore e per gli utenti della strada».
«I committenti che ad oggi non riconoscono in toto i costi delle tariffe minime di sicurezza del trasporto - hanno rilevato Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti - non stanno svolgendo un buon servizio alla società. Non è più tollerabile la deregolamentazione sino ad oggi praticata, occorre da parte di tutti i soggetti coinvolti una presa di coscienza, troppe ormai le tragiche conseguenze che un lavoro svolto in condizioni inadeguate produce, effetto principale nelle cifre esponenziali delle morti bianche in questo settore, ricondotte in maniera troppo riduttiva a fatali incidenti stradali».
I sindacati hanno concluso chiedendo «con fermezza il rispetto delle regole, innovazione, professionalità, sicurezza, strumenti - hanno precisato - che contribuisco fattivamente a riportare il nostro Paese nel novero di quelli maggiormente sviluppati e ad una sana e corretta concorrenza. Essendo consapevoli, delle problematiche che le imprese di autotrasporto si trovano quotidianamente a fronteggiare per la difficoltà di vedere l'effettiva applicazione della legge sulle tariffe minime, auspichiamo che il confronto e la coesione del settore sia funzionale al fine di giungere all'obiettivo».
- Via Raffaele Paolucci 17r/19r - 16129 Genova - ITALIA
tel.: 010.2462122, fax: 010.2516768, e-mail
Partita iva: 03532950106
Registrazione Stampa 33/96 Tribunale di Genova
Direttore responsabile Bruno Bellio Vietata la riproduzione, anche parziale, senza l'esplicito consenso dell'editore