- I sindacati manifestano preoccupazione per la fase di stallo in cui è giunta la procedura di privatizzazione della Tirrenia che prevede la sua cessione alla Compagnia Italiana di Navigazione (CIN). «È grave e preoccupante constatare - ha spiegato il segretario generale di Federmar, Alessandro Pico - che ogni qualvolta la telenovela della Tirrenia - ormai non può che essere definita così quest'operazione di privatizzazione - sembra giungere in porto, c'è sempre qualcosa che la riporta in alto mare, con buona pace per i duemila lavoratori di questa azienda e per le loro famiglie da tempo in apprensione per il destino dei loro posti di lavoro e pertanto per il loro stesso futuro. Ora a provocare l'ennesima fermata con la storia della restituzione dei 400 milioni di sovvenzioni che non avrebbero dovuto essere stati dati al Gruppo Tirrenia, di cui logicamente la CIN non intende farsene carico - ha ricordato Pico - è proprio quella medesima Commissione Europea che con propri atti del 2001 e del 2004 aveva giudicati compatibili con il mercato comune gli aiuti erogati dallo Stato a Tirrenia, Caremar, Siremar e Toremar». «A dire il vero - ha precisato il rappresentante di Federmar , la Commissione si è mossa nell'ottobre dello scorso anno, per sua stessa ammissione, alla stregua di “atto dovuto” in presenza di alcune denunce pervenutele e riguardanti la proroga delle convenzioni all'ex Gruppo Tirrenia oltre il dicembre 2008, denunce che stanno a dimostrare con chiarezza come da una parte degli armatori italiani si sia sempre osteggiata la presenza di un vettore sovvenzionato dallo Stato - oggi sarebbe un vettore sovvenzionato privato - nei collegamenti con le isole e quindi da eliminare per avere campo libero nei servizi e nelle tariffe».
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- Secondo Federmar, su questa vicenda bisogna però puntualizzare con forza alcuni punti fermi:
- «checché ne dica la Regione sarda - ha rilevato Pico - è dovere di ogni Stato garantire la continuità territoriale con le isole attraverso contratti di servizio, ossia le famose convenzioni; alla gara per la privatizzazione del Gruppo Tirrenia, gara regolarmente indetta nel dicembre 2009, hanno inizialmente partecipato sedici soggetti, via via ridottisi alla sola CIN; con i tempi di crisi che corrono e con la disoccupazione inarrestabile che avanza, il governo non può continuare a rimanere latitante su questa operazione ma deve lavorare alacremente per una rapida e positiva conclusione, facendo anche capire ai burocrati di Bruxelles - ha concluso Pico - che non è il caso di insistere con le loro formalità perché qui, se salta tutto, ci sono in discussone duemila posti di lavoro ed ampie fette delle economie di alcune Regioni».
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- Intanto la segreteria nazionale di Ugl Trasporti e la segreteria nazionale Mare e Porti di Ugl Trasporti hanno proclamato lo stato di agitazione di tutti i dipendenti Tirrenia spiegando che «nell'ambito delle procedure di raffreddamento previste dalla legge 146 del 1990, abbiamo chiesto un incontro urgente al ministero dello Sviluppo economico, all'amministrazione straordinaria di Tirrenia, a CIN, a Fedarlinea, alla Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali e all'Osservatorio conflitti sindacali». Per il segretario nazionale di Ugl Trasporti, Fabio Milloch, e il segretario nazionale Mare e Porti di Ugl Trasporti, Pasquale Mennella, «sembra che le istituzioni nazionali ed europee siano in competizione fra loro per impedire che il processo di privatizzazione si realizzi. Lo scorso 30 giugno - hanno ricordato - ci sarebbe dovuto essere il passaggio definitivo di Tirrenia a CIN ma ciò non è avvenuto perché il ministero dello Sviluppo economico non ha ancora dato a CIN e alle banche che sostengono il progetto le garanzie richieste».
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- «Altrettanto funesti - hanno evidenziato i rappresentati di Ugl Trasporti - i presagi sul fronte europeo: l'indagine della Commissione Europea sugli aiuti di stato ricevuti da Tirrenia dal 2008 ad oggi potrebbe colpire una compagnia nata pochi mesi fa e quindi totalmente estranea a vicende pregresse, decretando il fallimento di un'operazione a cui sono legate le sorti di migliaia di lavoratori, diretti e dell'indotto, e della capacità del nostro Paese di garantire un servizio pubblico essenziale e la continuità territoriale».
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- «Abbiamo sempre dimostrato senso di responsabilità per contribuire a dare un futuro a Tirrenia - hanno concluso Milloch e Mennella - ma ora non possiamo più aspettare. Metteremo in campo tutte le azioni necessarie se non ci saranno a breve risposte concrete per i lavoratori, che si ritrovano nella più totale incertezza e di fronte al fallimento delle loro aspettative a pochi metri dal traguardo».
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