- L'operatività del porto di Genova, i suoi traffici commerciali e le sue attività industriali hanno e continueranno ad avere un forte legame con il trasporto stradale qualunque sarà lo sviluppo delle infrastrutture ferroviarie di collegamento dello scalo portuale con l'hinterland e i mercati. Il principale mercato del porto del capoluogo ligure è collocato a settentrione nella fascia di territorio italiana racchiusa tra la catena appenninica e le pendici delle Alpi: un'area pressapoco della dimensione longitudinale di 150 chilometri e ampia latitudinalmente non più del doppio. Un territorio al quale, anche nei prossimi anni, il porto di Genova continuerà ad essere collegato via camion. La ferrovia - come più volte è stato rilevato anche in sede europea - diventa competitiva su distanze superiori ai 300 chilometri. Sotto vince l'autotrasporto.
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- Sulla base di tali ed altre considerazioni inforMARE ha più volte rilevato la necessità che il porto di Genova sia meglio attrezzato per accogliere i flussi camionistici, prima di tutto dotandosi di un autoparco. Incredibilmente le istituzioni - prima fra tutte l'Autorità Portuale, seguita dal Comune - non sono state sinora in grado di allestire un'area di sosta per i camion. Uno degli interventi più necessari, ma anche più semplici da attuare, resta quindi al palo.
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- Se il porto di Genova ha bisogno di un Terzo Valico ferroviario per diventare più competitivo sulle lunghe distanze, necessarie per raggiungere mercati più lontani, ancor più il porto dovrebbe avere assoluta necessità di salvaguardare il suo “core business” che è situato a media-breve distanza, cioè nella Pianura Padana, consentendo all'autotrasporto di fare il suo lavoro in modo efficiente e con il minor impatto possibile sulla cittadinanza. Sinora gli enti locali sembrano non curarsi eccessivamente della questione.
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- Questa carenza di attenzione allarma Trasportounito. Secondo l'associazione dell'autotrasporto, infatti, più che di un problema, a Genova quella dei Tir è un'emergenza «che già oggi impatta in modo negativo sull'operatività del porto e dell'autotrasporto e che potrebbe produrre effetti devastanti per lo scalo marittimo, la città e per il traffico man mano che entreranno in funzione le nuove opere infrastrutturali in costruzione o programmate».
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- Per destare una buona volta l'interesse delle istituzioni Trasportounito ha inviato una lettera agli enti locali (al sindaco, Marco Doria, al presidente dell'Autorità Portuale, Luigi Merlo, al presidente della Camera di Commercio, Paolo Oddone. e all'ammiraglio Felicio Angrisano, comandante della Capitaneria di Porto) sollecitando «una ricognizione urgente sugli spazi inutilizzati nel territorio genovese, spazi che - ha rilevato l'associazione - potrebbero essere destinati a servizio dell'autotrasporto e per la sosta temporanea dei veicoli industriali».
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- Inoltre Trasportounito ha proposto la sottoscrizione di un accordo di programma inderogabile «che confermi la volontà politica univoca di insediare l'autoparco a Cornigliano definendone una volta per tutte i dettagli tecnici (avendo come riferimento quelli prodotti dallo studio di prefattibilità realizzato dalla Camera di Commercio di Genova) da inserire negli strumenti urbanistici».
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- «L'autotrasporto - ha spiegato Trasportounito - condivide la necessità di realizzare con urgenza infrastrutture quali la Gronda, il nodo di San Benigno, il completamento della strada a mare. Ma proprio queste opere potenziando i collegamenti con le aree produttive, porteranno un aumento dei veicoli e provocheranno il collasso delle aree di diretto interscambio fra porto e strada evidenziando con conseguenze drammatiche la mancata soluzione per tempo del problema relativo al fabbisogno di aree funzionali all'operatività e sosta dell'autotrasporto. Ad oggi infatti - ha osservato l'associazione - la mancanza di spazi in Genova, forniti di servizi per gli autotrasportatori ed i loro mezzi, che consentano anche soste, continua a generare limiti operativi all'attività camionistica in porto, il rischio di sottrazione e danneggiamento delle merci trasportate, costi troppo elevati (per i pochi stalli esistenti) rispetto alle capacità economiche delle imprese, situazioni di pericolo ed enormi disagi a chi lavora sui camion, un grave impatto sulla viabilità cittadina e sul traffico urbano e uno stato di disordine nelle zone limitrofe le aree portuali (in particolare nei quartieri di Sampierdarena, San Benigno e Voltri).
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- Trasportounito ha anche chiesto chiarezza sul progetto dell'autoparco, in particolare «sulle scelte e lavori preliminari alla predisposizione dell'area destinata a ospitarlo (ex Ilva), soprattutto ora - ha precisato l'associazione - che il ministero dei Trasporti potrebbe sbloccare i 70 milioni in cui rientrano anche i finanziamenti per la realizzazione dell'opera».
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- «Il momento delle decisioni - ha sottolineato il coordinatore regionale di Trasportounito, Giuseppe Tagnochetti - è ora, considerato che si sta discutendo di Piano Urbanistico Comunale e di Piano Regolatore Portuale: una definitiva soluzione logistica delle aree da destinare all'organizzazione della sosta dei veicoli deve essere indicata, in quanto fondamentale per una funzionale interazione tra porto e città e il potenziamento delle capacità operative del nostro porto».
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- B.B.
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