- CNA-Fita invoca un'azione efficace per salvaguardare il settore dell'autotrasporto dalla concorrenza selvaggia dei vettori dell'Est europeo e denuncia la retromarcia dei firmatari dell'accordo contenuto nel protocollo artigiano rispetto alla richiesta al governo di attivare la clausola di salvaguardia per contrastare tale fenomeno.
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- In particolare, CNA-Fita spiega di aver registrato sul cabotaggio «la sostanziale retromarcia dei firmatari del protocollo artigiano che è parte integrante dell'ultimo contratto di lavoro nazionale, siglato il 17 dicembre scorso. In poche settimane - chiarisce l'associazione artigiana dell'autotrasporto - i sindacati dei lavoratori e la Confartigianato Trasporti, sono diventati particolarmente cauti e pieni di dubbi sull'unico messaggio politico serio da inviare al governo rispetto all'allarmante crisi che il cabotaggio estero sta determinando sul nostro mercato in termini di vero e proprio dumping sociale».
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- CNA-Fita ricorda di aver proposto, infatti, «di far richiedere al governo italiano, come previsto e condiviso dallo stesso protocollo, l'attivazione in Europa della clausola di salvaguardia per interrompere il regime di cabotaggio nel nostro Paese per un semestre, con la possibilità di reiterare il blocco per altri sei mesi. Una richiesta - ammette CNA-Fita - certamente forte ma capace di rappresentare a Bruxelles il livello di sofferenza insopportabile accumulato dai nostri operatori ormai incapaci di sostenere questa concorrenza selvaggia. La proposta avanzata, dopo alcune ore di serrato confronto, dalla Confartigianato e dagli stessi sindacati dei lavoratori - critica l'associazione - è riassumibile in questi punti: apertura dell'ennesimo tavolo di crisi presso il ministero dei Trasporti, aumento dei controlli dotando le forze dell'ordine di Pos elettronici per far pagare seduta stante i trasgressori e, come ultima perla, l'inversione dell'onere della prova a carico dell'autista».
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- «Già immagino – commenta sferzante Cinzia Franchini, presidente nazionale di CNA-Fita - le poche pattuglie della Polstrada indaffarate a spiegarsi con gli autisti stranieri fermati per l'onere della prova, mentre, di lato, sfrecciano indisturbati altre centinaia di Tir esteri o esterovestiti. Chi fa queste proposte - denuncia la Franchini - fa finta di non conoscere l'entità del fenomeno a cui urge porre rimedio forzosamente in Italia, in attesa che in Europa si decida di risolvere la questione su scala continentale, armonizzando le condizioni operative delle imprese sul costo del lavoro, sul gasolio professionale e la sua tassazione ecc. ecc.».
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- CNA-Fita rileva inoltre come le imprese strutturate fuggano all'estero «portando lì tasse e contributi, delocalizzando l'intera azienda o, più semplicemente, parti importanti di essa come gli autisti dipendenti». CNA-Fita si dichiara contraria a questa impostazione e, per tale motivo, sottolinea di non poter condividere oltre «misure attendiste che continuano a rimandare sine die già solo il confronto diretto e risolutivo con simili questioni».
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- «Continuiamo a registrare su temi centrali per la competitività delle nostre imprese - conclude l'associazione - una sospetta chiusura conservatrice per mantenere invariato lo status quo, ragion per cui chi oggi vorrebbe isolarci renderà chiaro almeno chi rappresentiamo: imprese artigiane italiane che vogliono rimanere a produrre lavoro e ricchezza in Italia».
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