- La sezione provinciale di Taranto della Uil è intervenuta sulle ultime vicende del porto della città, che ha recentemente perso gli approdi al Taranto Container Terminal (TCT) delle portacontainer oceaniche della compagnia Evergreen (che è azionista della stessa TCT) ed ora, nel segmento dei contenitori, è scalato solo da navi impiegate in traffici feeder ( del 25 settembre 2014).
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- Il segretario generale di UIL Taranto, Giancarlo Turi, ha ricordato che nei giorni scorsi il Comitato Portuale di Taranto, a fronte della paventata chiusura integrale del terminal ai traffici, ha chiesto a TCT di assicurare un livello minimo di operatività, garantendo almeno il cosiddetto traffico locale, e che la società terminalista ha replicato evidenziando come le cause di ogni ritardo o disservizio occorso al porto di Taranto siano sostanzialmente imputabili all'incapacità gestionale dell'attuale management dell'Autorità Portuale e spiegando che il proprio comportamento è «logica conseguenza del mancato adempimento degli impegni presi e della necessità di porre rimedio a danni causati dal ritardato avvio dei lavori», cioè dell'intervento di riqualificazione del Molo Polisettoriale su cui opera la società terminalista.
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- Secondo Turi, «appare, francamente, del tutto strumentale addebitare, all'Autorità Portuale i ritardi nella cantierizzazione delle opere, considerando che le motivazioni risiedono, essenzialmente, nel “contenzioso amministrativo seriale” innescato dalle ditte soccombenti, contenzioso il cui iter si protrae, oramai, da oltre un anno (prossima tappa quella dell'8 ottobre al TAR di Lecce) ( del 17 settembre 2014, ndr). Dovrebbe essere, ormai, ben noto a tutti - ha rilevato il rappresentante del sindacato - che le carenze sono di carattere ordinamentale e che non risiede nella competenza di alcun ente porvi rimedio, tantomeno con i limitati poteri di cui dispone il commissario straordinario, già presidente dell'Autorità Portuale».
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- Turi ha sottolineato come tale situazione, al di là delle schermaglie dialettiche, si ripercuota sulle vite di migliaia di lavoratori, «i cui destini - ha evidenziato - sono, oggi, resi, ancor più complessi, per almeno due ordini di ragioni: l'approssimarsi della scadenza del trattamento di cassa integrazione e, nel contempo, la compressione dei salari, dovuta alla riduzione dei traffici marittimi; i preoccupanti ritardi, sin qui accumulati - ha aggiunto Turi - non giovano proprio a nessuno; tanto meno a quei lavoratori, che vedono allontanarsi, pericolosamente, una prospettiva di futuro lungamente attesa».
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- Secondo il presidente del The International Propeller Club Port of Taras, Michele Conte, invece, «le radici della crisi dei traffici non sono di ieri o dell'altro ieri e non è sicuramente solo colpa delle vicende legali-amministrative degli appalti, che - ha osservato - di sicuro non finiranno il prossimo 8 ottobre, come invece qualcuno, ancora una volta, si è affrettato ad assicurare».
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- «Sarà molto difficile - ha constatato Conti - comprendere se le cause dell'abbandono di Taranto da parte di Evergeen, auguriamoci solo provvisorio, siano realmente dovute ai ritardi nelle opere infrastrutturali o a scelte imprenditoriali legate a diversa organizzazione dei traffici e delle conseguenze di influenza geografica dello sviluppo economico europeo e mondiale. Se così fosse, ma ci auguriamo che non sia proprio così, bisognerà fare ben altro che sperare solo nella esecuzione delle opere programmate».
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- «Perché il chiasso di questi giorni - si è chiesto inoltre il presidente del Propeller Club di Taranto - non fu fatto quando TCT, per conto di Evergreen, annunciò, prima ufficiosamente e poi ufficialmente, che il grosso dell'attività di vettoriamento da Taranto veniva spostato al Pireo? ( del 5 settembre 2011, ndr) Perché non fu chiesto aiuto allora? Perché - ha denunciato Conte - tutte le analisi degli eventuali possibili errori non furono svolte allora? Perché ancora oggi ci si limita a scrivere lettere “pietose” in giro, quando poi in Comitato Portuale le amministrazioni pubbliche latitano e non interessa loro conoscere ciò che realmente sta accadendo anche in materia del cosiddetto traffico locale che dovrebbe garantire, “forse”, il futuro dei lavoratori in tempi reali e non fantasticamente futuribili».
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