- Le Compagnie Portuali di Genova e di Savona hanno presentato una proposta di nuova organizzazione del lavoro portuale, che pubblichiamo nella rubrica “Forum dello Shipping e della Logistica”, che prende ad esempio ciò che accade nei porti nordeuropei e che chiede alle Autorità Portuali un intervento diretto per implementare questa forma di assetto del lavoro. Per le Autorità Portuali, quella genovese direttamente interpellata ha risposto che non si può fare, almeno con l'attuale quadro normativo, e che al massimo se ne può iniziare a parlare. Questo è il libero sunto di un convegno su “Lavoro portuale: una sfida europea” che si è svolto questo pomeriggio a Palazzo San Giorgio, sede dell'Autorità Portuale di Genova, è che è stato organizzato dalle genovesi Compagnia Unica Lavoratori Merci Varie Paride Batini e Compagnia Portuale Pietro Chiesa e dalla savonese Compagnia Portuale CULP.
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- Secondo Antonio Benvenuti, «le Autorità Portuali dovrebbero porsi il problema di organizzare il lavoro flessibile». Il console della CULMV P. Batini si è richiamato agli esempi del porto di Anversa, dove il lavoro portuale temporaneo è garantito da un pool che nei momenti di crisi è sostenuto dal contributo di tutto il porto, e del porto di Amburgo, dove sono in atto meccanismi compensativi per un pool del lavoro temporaneo che è costituito da 1.100 persone. Rispetto a questi esempi - per Benvenuti - ciò che manca ai porti di Genova e di Savona è «un ente regolatore». Il console della CULMV ha lamentato che «l'Autorità Portuale non sia un soggetto attivo del lavoro portuale». Inoltre, oltre a non essere finanziata la formazione dei lavoratori a cui ora provvedono autonomamente le Compagnie Portuali, manca anche uno strumento di compensazione.
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- «Ad Anversa e Amburgo il lavoro flessibile è diventato di interesse pubblico per il porto», ha detto Benvenuti riferendosi alla modalità con cui, secondo la proposta delle Compagnie Portuali di Genova e Savona, le Autorità Portuali potrebbero introdurre il nuovo modello di organizzazione del lavoro proposto: «il nostro - ha sintetizzato - è servizio di interesse generale». Crediamo - ha specificato - che nella 84/94 (la legge in materia portuale attualmente in vigore, ndr) ci sia la base giuridica per consentire all'Autorità Portuale di intervenire (in particolare ha fatto riferimento al comma 1 dell'articolo 6 che stabilisce, tra l'altro, che tra i compiti delle Autorità Portuali ci sia quello dell'“affidamento e controllo delle attività dirette alla fornitura a titolo oneroso agli utenti portuali di servizi di interesse generale”).
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- Ricordando che prima degli ultimi due anni, quando il calo del traffico ha imposto uno scenario differente, l'impostazione della Compagnia Portuale CULP Savona Pippo Rebagliati è stato «di tipo estensivo non limitandosi alla mera manodopera», il console della Compagnia savonese, Alberto Panigo, ha sottolineato soprattutto la necessità che ci siano «chiare garanzie in termini economici».
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- Il console della Compagnia Portuale Pietro Chiesa, Tirreno Bianchi, che tra l'altro ha lasciato una porta aperta a che «si possa trovare un percorso per la fusione delle due Compagnie» mentre Benvenuti aveva chiarito che «non c'è alcuna proposta di accorpamento o fusione delle Compagnie Portuali», ha rimarcato il ruolo dell'Autorità Portuale che, nella proposta delle tre Compagnie, «non può più essere un notaio, ma deve diventare attore».
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- Tra gli esperti del settore invitati all'evento, Sergio Bologna ha evidenziato che negli ultimi 20 anni nei magazzini della logistica si è verificato un notevole cambiamento introducendo al lavoro personale «ricattabile» e che c'è chi vuole portare questo modello di lavoro nei porti. L'avvocato Davide Maresca ha osservato che «nella 84/94 c'è scritto che l'art 17 (che disciplina la fornitura di lavoro portuale temporaneo, ndr) non è di interesse generale», ma - ha affermato - l'Autorità Portuale può stabilire ciò che è di interesse generale. Secondo l'avvocato, la fornitura di lavoro, in quanto servizio, «può essere di interesse generale» e ciò «può significare limitare l'accesso al mercato». Per Maresca la scelta, «politica o strategica», è nelle mani dell'Autorità Portuale. Mario Sommariva, segretario generale dell'Autorità Portuale di Bari, ha ammonito che se nei porti dovesse esplodere il conflitto sociale ciò avrebbe effetti devastanti per il settore, in particolare anche per le forme con le quali tale conflittualità già si manifesta in altri segmenti della logistica, cioè in modo selvaggio, non organizzato e senza l'intervento dei sindacati. Sommariva ha ribadito le specificità del lavoro portuale temporaneo, che non è lavoro interinale e neppure un servizio in appalto, ed ha esortato a non commentare la proposta presentata oggi con un «eccoli di nuovo»: «invocare la specialità - ha spiegato - non vuol dire chiedere la conservazione». Concordando con la necessità che «l'Autorità Portuale sia un soggetto attivo nel settore del lavoro», Sommariva ha definito «giusta» la decisione dell'Autorità Portuale di Livorno di sostenere direttamente l'Agenzia per il Lavoro in Porto, di cui l'ente ha ottenuto il 49% del capitale (inforMARE del 3 dicembre 2014).
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- L'intervento del presidente dell'Autorità Portuale di Genova è iniziato con una manifestazione di perplessità: «sinceramente - ha detto Luigi Merlo - non è facile, perché rischiamo di uscire con le idee più confuse di quelle con cui siamo entrati». Per Merlo, in particolare, «nella discussione manca un pezzo: il mercato». «Per me - ha aggiunto - il modello basato sull'autodeterminazione e sulla flessibilità va assolutamente difeso», ma ha ricordato che «mentre noi sosteniamo che i diritti del lavoro portuale vanno estesi al retroporto, dall'altra parte il mondo retroportuale dice il contrario». Le perplessità di Merlo sono legate alle modalità di intervento proposte dalle Compagnie Portuali: «queste cose - ha precisato - si risolvono solo con azioni di carattere normativo». Merlo ha poca fiducia che attualmente dalle Autorità Portuali possa giungere un contributo significativo alla riforma della legge 84/94 sui porti: Genova si sente sola, assieme a Ravenna, praticamente contro tutti. Per questo - ha spiegato - sono uscito dall'associazione delle Autorità Portuali italiane: «dal punto di vista della linea politica - ha denunciato - Assoporti è diventato Assomorti, con tutti questi porti commissariati»; e per questo «assieme a Ravenna abbiamo deciso di aderire ad ESPO», l'associazione dei porti europei, «perché ci sentiamo più rappresentati da una visione europea».
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- Non che Merlo non abbia raccolto l'invito di Sommariva a non replicare alla proposta delle Compagnie Portuali con un «eccoli di nuovo», ma affermare che la proposta avanzata dalle Compagnie Portuali «è stata anche un modo per marcare il terreno» fa intuire che il presidente dell'Autorità Portuale di Genova ritiene che questa iniziativa è troppo di parte. Infatti ha manifestato l'assoluta disponibilità ad avviare dalla prossima settimana una discussione sul tema del lavoro portuale, ma a patto che coinvolga gli altri soggetti della comunità marittimo-portuale.
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- Bruno Bellio
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