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Il porto di Ravenna archivia il 2015 con 24,7 milioni di tonnellate di merci movimentate (+1,1%)
Record nei container con 244.813 teu (+10,0%). Di Marco: «stiamo lavorando con Venezia cui abbiamo proposto un'alleanza strategica»
25 gennaio 2016
Il porto di Ravenna ha archiviato il 2015 con un totale di 24,7 milioni di tonnellate di merci movimentate, con una crescita del +1,1% rispetto all'anno precedente. L'incremento è stato generato dal progressivo rialzo dei volumi trattati nel corso dell'anno: dopo un primo trimestre concluso con un calo del -5,2% è seguito un aumento del +2,1% nei due trimestri successivi e da +5,2% nel periodo ottobre-dicembre.
L'Autorità Portuale di Ravenna ha evidenziato che il risultato conseguito nel 2015 «è il sesto nella storia del porto in termini di traffico complessivo ed il migliore dalla crisi del 2009» e che «il dato è ancora più significativo se si considera quanto detto dalla Banca d'Italia sull'economia regionale, cresciuta meno del previsto, come prova il calo delle merci (-4%) che si è registrato all'Aeroporto di Bologna a fronte di un boom di passeggeri».
Lo scorso anno le merci importate attraverso il porto ravennate sono ammontate a 21,1 milioni di tonnellate (+3,2%) e quelle esportate a 3,7 milioni di tonnellate (-9,2%).
Il volume complessivo delle merci varie è stato pari a 10,4 milioni di tonnellate (+5,1%), di cui 2,5 milioni di tonnellate di merci in container (+3,2%) totalizzate con una movimentazione di contenitori pari alla quota record di 244.813 teu (+10,0%), 1,6 milioni di tonnellate di rotabili (-11,2%) e 6,3 milioni di tonnellate di altre merci varie (+11,1%).
Il traffico delle rinfuse solide si è attestato a 10,1 milioni di tonnellate (-0,3%). L'aumento è stato generato dai minerali e dai cereali, che sono cresciuti rispettivamente del +9,7% e del +18,6% a 4,6 milioni e 1,8 milioni di tonnellate, che hanno compensato il calo del -22,0% delle rinfuse alimentari e dei mangimi, scesi a 2,0 milioni di tonnellate, e la flessione dei volumi di fertilizzanti e di carbone, che sono stati pari rispettivamente a 1,4 milioni di tonnellate (-7,0%) e 234mila tonnellate (-3,4%).
Le rinfuse liquide hanno chiuso il 2015 con un totale di 4,2 milioni di tonnellate (-4,5%), con un incremento del +2,3% dei prodotti raffinati a 1,7 milioni di tonnellate che ha parzialmente compensato la riduzione dei volumi di petrolio grezzo (87mila tonnellate, -59,6%), di prodotti chimici (896mila tonnellate, -1,8%), di gas liquefatti (524mila tonnellate, -1,5%) e delle altre rinfuse liquide (973mila tonnellate, -8,6%).
Nel settore dei passeggeri sono state movimentate 43mila persone (-30,4%), di cui 40mila crocieristi (-8,9%).
«Ancora una volta - ha dichiarato il presidente dell'Autorità Portuale, Galliano Di Marco - mi trovo a commentare un anno di crescita, con dati di traffico che sono andati ben aldilà delle nostre attese, visti i problemi che ci troviamo a fronteggiare quotidianamente. In questi giorni - ha ricordato Di Marco - Eurostat ha certificato quattro anni consecutivi di calo della produzione industriale italiana (-6,4% nel 2012, -3% nel 2013, -0,5% nel 2014 e calo ancora da valutare nel 2015, anno in cui “l'Italia ha faticato ad agganciare la timida ripresa vista nella zona euro”): nello stesso periodo il nostro porto invece è cresciuto dell'11,4%, frutto del duro lavoro di tutti gli stakeholder portuali».
«Il dato più importante per noi - ha spiegato il presidente dell'authority portuale - è la crescita delle merci varie in colli (teus, ro-ro, altre merci varie), ma anche e soprattutto la stabilità delle rinfuse solide che, vista la situazione dei fondali, ci saremmo aspettati in forte calo. Invece, mentre il settore a livello nazionale ha perso oltre 20 milioni di tonnellate (da 95 a 73) dal 2007 al 2015, con l'importazione dell'acciaio - secondo l'ultima ricerca di Clarkson Research - che si è dimezzata (da 16,8 milioni di tonnellate a 7,8), nello stesso periodo Ravenna è cresciuta ed anche nel 2015 ha tenuto benissimo. La classifica italiana del 2015 vede sempre primo il porto di Taranto, che però ha perso ben 4,5 milioni di tonnellate (da 16 milioni a 11,6), e Ravenna stabilmente al secondo posto con 10,1 milioni di tonnellate, dato in linea con il 2014, nonostante un settore in grandissima difficoltà, con sempre meno navi che attraccano nei porti italiani, come certificato da Federagenti. È un risultato strabiliante che mostra ancora una volta la nostra forza».
Di Marco ha fatto inoltre il punto sul programma dei dragaggi necessari per garantire l'operatività del porto. «Dopo due mesi di complesso lavoro, in piena sintonia e sinergia con il MIT (segreteria tecnica del ministro Delrio e Direzione Generale Porti ), il DIPE, il MEF, il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ed il Provveditore alle Opere Pubbliche di Lombardia ed Emilia Romagna - ha spiegato - abbiamo inviato al tavolo tecnico il 19 gennaio scorso - esattamente a due mesi dalla riunione del 19 novembre 2015 nella quale erano presenti anche gli enti locali - la relazione di rimodulazione per il CIPE con tre soluzioni, due con casse a mare e una senza casse a mare. Di ogni soluzione sono stati studiati vantaggi e svantaggi, analizzati costi e benefici per il porto ed è stata sviluppata anche una SWOT analysis richiesta proprio dal MIT in relazione al nuovo Piano Nazionale della Portualità e della Logistica, del quale il decreto approvato in Consiglio dei ministri il 20 gennaio scorso è solo la prima parte. Adesso il MIT invierà il documento alla Regione Emilia Romagna e al Comune di Ravenna per poi convocare nuovamente il tavolo tecnico anche con gli enti locali, al fine di decidere al più presto quale soluzione adottare per il dragaggio del porto. Quella è ormai la sede delle decisioni e bisogna decidere senza perdere altro tempo: rispetto al Comitato del 21 ottobre scorso abbiamo già perso tre mesi ed altri ne perderemo. Questo tempo purtroppo non si può recuperare».
Di Marco si è soffermato anche sul decreto legislativo per la riforma della normativa in materia portuale esaminato mercoledì dal governo ( del 21 gennaio 2016). «Ancora una volta - ha rilevato - vediamo che alcune Regioni ed enti locali italiani si arrogano il diritto di decisione, dopo anni ed anni di blocco causati proprio dalla politica locale e speriamo che stavolta il governo non abbia ripensamenti. Aldilà del numero delle Autorità Portuali, contano i contenuti del provvedimento, che è solo il primo passo verso una riforma più radicale e che spinge le 15 Autorità di Sistema ad allearsi tra di loro. In tal senso - ha annunciato Di Marco - stiamo lavorando con Venezia cui abbiamo proposto un'alleanza strategica sulla falsariga di importanti esperienze internazionali di successo: il 20 gennaio insieme al collega Paolo Costa l'abbiamo illustrata al nuovo capo della Struttura Tecnica di Missione, professor Ennio Cascetta, che si è dichiarato entusiasta - affinché siano i motori di un vero cambiamento che rilanci il commercio internazionale e promuova un salto di qualità in termini di efficienza, libero accesso e competitività».
«La riforma - ha concluso Di Marco - deve essere l'occasione per azzerare definitivamente quella politica marittima che non vuole la crescita, influenzata eccessivamente dalla politica locale, poco innovativa e molto consociativa, e vittima delle rendite di posizione di pochi contro l'interesse di tutti. In tal senso, la nomina dei nuovi presidenti delle Autorità di Sistema avrà un valore paradigmatico. Altrimenti sarà l'ennesima occasione persa per il nostro Paese».
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