- Il capitano Vincenzo Bellomo è stato eletto nuovo presidente nazionale dell'Unione Piloti (U.P.) nel corso dell'undicesima assemblea ordinaria svoltasi sabato presso la Masseria Amastuola a Crispiano (Taranto). Vicepresidente dell'associazione è stato eletto Marco Ragusa, in forza alla Corporazione dei Piloti dell'Estuario Veneto.
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- Specificando gli obiettivi del suo mandato, Bellomo, classe 1970, di Trapani, da 14 anni in servizio presso il Corpo dei Piloti di Taranto, ha spiegato che la volontà è di impegnarsi «a difesa di tutti i piloti, compresi i pratici, perché - ha precisato - tra essi non c'è alcuna differenza. Vogliamo anche occuparci della dozzina di piloti italiani che lavorano all'estero. Ed ancora, vorremmo che l'U.P. fosse riconosciuta sia dall'IMPA (The International Maritime Pilots' Association) che dall'EMPA (European Maritime Pilots' Association)». Bellomo ha lanciato anche un segnale distensivo alla Fedepiloti, l'altra associazione nazionale che rappresenta i piloti dei porti, con la quale - ha sottolineato - l'U.P. non è in competizione «perché entrambe le associazioni lavorano per il bene dei piloti».
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- «Vogliamo far capire a tutti - ha concordato il vicepresidente Raguso - che facciamo gli interessi dei piloti e per questo ci batteremo in tutte le sedi. Vogliamo farci conoscere il più possibile e coinvolgere altri colleghi». Raguso si è soffermato anche sulla licenza di pilotaggio che - ha evidenziato - resta fondamentale: «assimilarla ad un certificato di formazione - ha rilevato - significherebbe aprire le porte alla liberalizzazione. E noi a questo ci opponiamo».
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- Ad aprire i lavori dell'assemblea è stato il presidente uscente capitano Giuseppe Orrù che al termine della riunione è stato nominato vicepresidente onorario, in segno di riconoscimento per l'impegno profuso a difesa della categoria. Nella sua relazione introduttiva Orrù ha tracciato un bilancio delle attività svolte nell'ultimo periodo. Tra i risultati conseguiti figurano - ha ricordato - la nascita a Venezia del primo cluster marittimo nel quale l'associazione ha espresso il presidente, ed il riconoscimento dell'Unione Piloti quale gruppo di interesse presso il Parlamento europeo. Non meno importante è stata l'attenzione prestata alle varie problematiche dei Corpi piloti. In tal senso il capitano Orrù ha ricordato il caso della difficile trattativa per il rinnovo del contratto dei pilotini di Taranto, dove la locale corporazione ha potuto contare sul supporto dell'associazione.
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- Buona parte della relazione di Orrù è stata incentrata sul regolamento UE 2017/352 in materia di fornitura di servizi portuali che , sebbene escluda dalla liberalizzazione il servizio di pilotaggio, raccomanda agli Stati membri di favorire forme meno rigide di pilotaggio come il PEC (Certificato di esenzione del pilotaggio) e il VHF che non prevedono la presenza del pilota a bordo della nave. A tal proposito l'U.P. ha ribadito il proprio impegno in sede ministeriale «affinché la sicurezza degli scali marittimi, tutelata proprio dal pilota e dal pratico locale, non venga svilita in ossequio alle logiche di mercato».
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- Altro tema importante toccato dalla relazione di Orrù è stata l'istruttoria per la modifica del regolamento per l'esecuzione del Codice della Navigazione che l'U.P. vede come un'«opportunità per operare una solida stabilizzazione del servizio di ormeggio», i cui Gruppi si dovranno costituire in cooperative sottoposte alla vigilanza e alla disciplina dell'Autorità Marittima. Il passo successivo, secondo l'U.P., dovrebbe essere il trasferimento delle circolari ministeriali che oggi regolano il servizio di ormeggio all'interno del regolamento ed il rilascio di un certificato che attesti la competenza professionale dei soci lavoratori. «In questo modo - ha evidenziato Orrù - l'accesso alla professione sarebbe possibile solo con l'acquisizione del certificato stesso; inoltre l'amministrazione avrebbe un elemento in più per poter giustificare la limitazione del numero di prestatori del servizio».
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- A proposito di titoli, per l'U.P. il rilascio della licenza di pilotaggio (che deve continuare ad avvenire mediante selezione da pubblico concorso, tirocinio di un anno con affiancamento a piloti più anziani ed esperti, ed esame finale) resta l'unico elemento indispensabile per l'esercizio della professione che dà all'Autorità Marittima la certezza di aver aver formato un professionista capace di erogare un servizio di efficienza garante della sicurezza. L'U.P. ha quindi ribadito il proprio no al rilascio di un nuovo specifico certificato IMO che surroghi la licenza. Il rischio - ha spiegato Orrù - sarebbe, come accaduto per il comando di alcune navi italiane della flotta mercantile, che «colleghi di altra nazionalità comunitaria possano esercitare il pilotaggio nei porti italiani vantando il possesso di un certificato emesso dal loro Paese e senza possedere la licenza definitiva italiana». L'U.P. ha chiarito di non essere naturalmente contraria allo svolgimento di corsi formativi per i piloti su nuove tecnologie e strumentazioni in passato non presenti sulle navi a patto che non siano «equipollenti ed alternativi all'indispensabile trasferimento di esperienza che avviene nell'anno di tirocinio tra piloti esperti e allievi pilota».
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