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THE Alliance conferma il trasferimento di quattro servizi transatlantici dal porto di Bremerhaven a quello di Amburgo
Eurogate accusa il colpo e specifica che si tratta di una decisione assunta dalla Hapag-Lloyd, che è partner della HHLA
23 ottobre 2018
Il consorzio armatoriale THE Alliance, che è formato dalla compagnie di navigazione tedesca Hapag-Lloyd, da quella giapponese Ocean Network Express (ONE) e dalla taiwanese Yang Ming, ha confermato il trasferimento dal porto di Bremerhaven a quello di Amburgo di una quota consistente dei propri servizi transatlantici, prospettiva ora avveratasi che nelle scorse settimane aveva allarmato la comunità di Brema ( del 24 agosto 2018).
All'inizio del prossimo anno l'alleanza armatoriale trasferirà ben quattro servizi transatlantici che attualmente fanno scalo al terminal Container Terminal Bremerhaven (CTB) gestito dal gruppo terminalista Eurogate nel porto di Bremerhaven al Container Terminal Altenwerder (CTA) del gruppo terminalista Hamburger Hafen und Logistik AG (HHLA) nel porto di Amburgo.
I timori della comunità portuale di Brema per la perdita di una fetta rilevante di traffico containerizzato si avvera in un momento in cui questa tipologia di traffico movimentata nello scalo portuale di Bremerhaven sta mostrando una netta ripresa: dopo un primo trimestre del 2018 chiusosi con una flessione del -3,2% dei container movimentati nel periodo e dopo un trimestre successivo in cui è stata registrata una crescita del +4,8%, nel successivo bimestre di alta stagione luglio-agosto il traffico dei container movimentato nel porto di Brema/Bremerhaven è stato pari a 952mila teu, con un incremento del +12,4% sul corrispondente periodo del 2017. Il solo mese di agosto del 2018, con un totale di 491mila teu, è stato archiviato con un aumento del +13,0%.
La decisione di THE Alliance è ovviamente particolarmente negativa per il gruppo Eurogate, che se da una parte ha specificato che tale annuncio non è giunto inatteso dall'altra ha pungentemente manifestato perplessità per i limiti infrastrutturali che limitano l'accesso delle grandi navi al terminal CTA di Amburgo e ha lasciato intendere, lasciando poco spazio a differenti interpretazioni, che la decisione è legata al “peso” nell'ambito del consorzio armatoriale della Hapag-Lloyd, compagnia di navigazione che tra l'altro ha un azionista in comune con la HHLA: la HGV (Hamburger Gesellschaft für Vermögens- und Beteiligungsmanagement GmbH), società integralmente controllata dall'amministrazione della città di Brema, che detiene il 68% del capitale della HHLA e il 13,9% del capitale della Hapag-Lloyd.
«Per molti anni - ha spiegato l'amministratore delegato del gruppo terminalista tedesco Eurogate, Michael Blach - abbiamo valutato attentamente l'evoluzione delle dimensioni delle navi nel segmento del traffico containerizzato internazionale e il loro impatto sui porti europei. Facendo riferimento al CTA, è evidente che a causa della situazione infrastrutturale - in questo caso a causa del ponte Köhlbrand (viadotto posto a valle del terminal CTA che attraversa il Köhlbrand, ramo secondario dell'Elba, ndr) - l'impiego delle più grandi classi di navi portacontainer è possibile solo in modo limitato. Nonostante ciò - ha precisato Blach - noi rispettiamo la libera decisione imprenditoriale del partner della CTA, la Hapag-Lloyd, di spostare ad Amburgo le sue portacontainer più piccole impiegate nei servizi transatlantici al fine di assicurare il miglior utilizzo possibile del CTA».
Blach ha ammesso che questa decisione avrà come effetto una diminuzione del traffico movimentato al terminal CTB e dei risultati economici del gruppo, con riflessi negativi anche sull'occupazione: «naturalmente - ha confermato - questa non è una buona notizia per il gruppo Eurogate, perché dobbiamo aspettarci un corrispondente impatto sui dati dei ricavi e degli utili complessivi e sull'occupazione all'Eurogate Container Terminal Bremerhaven. Tuttavia - ha precisato - in futuro il ruolo di Bremerhaven quale importante hub internazionale per il traffico dei container è destinato a crescere».
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