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Oggi a Genova è morto il decano degli armatori italiani, Aldo Grimaldi
Una vita di 96 anni, la sua, contrassegnata da iniziative che hanno fatto la storia dell'armamento italiano
7 dicembre 2018
Da anni, da decenni, lo si identificava come il decano degli armatori italiani. Perché per tutti incarnava la figura tipica del condottiero appartenente a famiglie che per generazioni erano legate per vocazione e storia alle navi e al trasporto marittimo. Stirpi secolari tali e quali ancora nel secondo dopoguerra. Ma decano anche perché per tutti era pure la personificazione del più anziano e autorevole armatore capace di mettersi in gioco in un settore che negli ultimi anni è cambiato, pur mantenendo in Italia e altrove una forte connotazione familistica.
Questo decano era Aldo Grimaldi che, giunto all'età di 96 anni, ha concluso oggi a Genova la sua storia terrena. Una storia iniziata nel 1922, anno della sua nascita a Solofra (Avellino), che professionalmente è iniziata proprio nel secondo dopoguerra con la fondazione, assieme ai fratelli Luigi, Mario e Guido, della Fratelli Grimaldi Armatori. Una storia che si inquadra in una famiglia con radici più profonde, con quelle di Aldo che si piantano quando da giovane passava le vacanze sulle navi dello zio Achille Lauro.
La vita di Aldo Grimaldi è stata indissolubilmente legata alle navi, sia quelle per trasportare le merci, partendo dalle prime navi da trasporto di classe “Liberty”, sia quelle per imbarcare passeggeri, passando dalle navi da crociera ai traghetti con l'ordine nel 1991 della prima unità del progetto “Grandi Navi Veloci”, prima compagnia marittima italiana all'epoca ad essere quotata in Borsa. Vita che si è conclusa alla Grimaldi Holding, società guidata con la carica di presidente del consiglio di amministrazione in cui siedono i figli Giovanni, Isabella e Alessandra.
Ma la storia di Aldo Grimaldi è fatta anche di importanti incarichi al di fuori delle aziende di famiglia, tra cui quella di presidente della Confederazione Italiana Armatori (Confitarma) ricoperta dal 1995 al 1997, di prestigiosi riconoscimenti, come quello di Cavaliere del Lavoro nel 2002, e di importanti premi, come il BT - Assagenti conferitogli nel 2007 quale “uomo dell'anno dello Shipping Internazionale” o come con il Cristoforo Colombo Award assegnatogli nel 2011 dalla rivista “Lloyd's List”.
Una vita lunga e densa di lavoro. Con la morte del decano degli armatori italiani sembra concludersi anche la storia delle famiglie armatoriali italiane. Forse, anzi sicuramente non è così. Ma oggi a tutti sembra così.
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