- Per gli spedizionieri italiani il rallentamento delle esportazioni nazionali può essere colto come un'opportunità. Lo sostiene Silvia Moretto, neo presidente di Fedespedi, la federazione italiana degli spedizionieri, commentando i contenuti del 14° quadrimestrale di informazione economica “Fedespedi - Economic Outlook” pubblicato oggi dal Centro Studi Fedespedi che evidenzia come, nonostante le grandi incertezze che pesano sull'export italiano, le esportazioni nazionali continuino a crescere con un +3,8% nei primi 11 mesi del 2018, in calo rispetto al +7,4% del 2017 e appena sotto l'export mondiale che fa segnare +4% nel 2018, anch'esso in calo rispetto al +5,3% del 2017.
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- «Il rallentamento dell'export italiano in risposta ad una flessione dell'economia e degli scambi internazionali, dovuta alle dinamiche politiche ed economiche in atto - ha osservato Moretto - è un dato che dobbiamo cogliere come un'opportunità. Come sappiamo, le aziende italiane sono fortemente orientate all'export, data la debolezza del mercato interno. Dunque, tanto più in questo momento di incertezza e di crescente complessità dello scenario del commercio internazionale, la professionalità dello spedizioniere internazionale, partner strategico delle imprese che decidono di internazionalizzare la propria attività, può fare la differenza e può rappresentare la leva di crescita per la manifattura, soprattutto se si parla di MPMI».
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- «Preoccupa di più, invece - ha però evidenziato la presidente di Fedespedi - il dato sulla flessione del traffico dei porti italiani (-2,4%) in controtendenza rispetto al +8,8% degli altri porti del Mediterraneo e alla continua crescita di quelli del Nord Europa. La perdita di competitività è un grave fattore di rischio per l'Italia e questo ritardo va recuperato con un gioco di squadra tra pubblico e privato per il miglioramento dell'efficienza dei sistemi di controllo delle merci in entrata/uscita, per migliorare il servizio reso alle imprese importatrici ed esportatrici».
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- L'analisi economica del Centro Studi Fedespedi rileva infatti come i porti italiani nel 2018 abbiano movimentato 10,284 milioni di container teu, in diminuzione del -2,4% rispetto al 2017. Se ottimi sono stati i risultati di Trieste (+17,7%), Napoli (+13,0%) e Venezia (+3,4%), è proseguita invece la crisi dei porti di transhipment, con le pesanti flessioni di Gioia Tauro (-5,9%) e Cagliari (-53,2%) e con Genova che, dopo la tragedia del ponte Morandi, ha limitato le perdite ad un modesto -0,5%.
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- Fedespedi sottolinea che «il dato preoccupa particolarmente perché in controtendenza rispetto a quanto si registra nel resto del Mediterraneo, con i porti non italiani che hanno movimentato complessivamente 27,6 milioni di teu, con un aumento dell'8,8% sul 2017, oltre al consueto andamento positivo dei porti del Nothern Range, che hanno aumentato i loro traffici del +3,3%, con 44,3 milioni di teu movimentati». Tra i porti maggiori, in forte crescita - specifica Fedespedi - gli scali del Pireo (+19,4%) e di Barcellona (+15,1%); buoni anche i risultati di Tangeri Med (+4,8%), Valencia (+5,5%) e, in ripresa dopo il calo del 2017, Algeciras (+9,6%); ottime le performance di Anversa (+6,2%) e Rotterdam (5,7%); in crescita anche il porto di Zeebrugge (+5%) le cui attività container sono destinate ad espandersi rapidamente con l'ingresso di COSCO Shipping Ports. Calano, invece, i porti tedeschi: Amburgo (-1%) e Brema (-0,6%).
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