- Virus sembra sul punto di diventare una parola impronunciabile nel settore delle crociere, anche se tale constatazione non è certo suffragata da certezze scientifiche dato che, per quanto ne sappiamo, la casistica sinora è basata su una singola certezza: quella che la compagnia crocieristica Viking, almeno a giudicare dalle sue recenti comunicazioni, questo sostantivo proprio non riesce a scriverlo, forse nemmeno a proferirlo e magari neppure a pensarlo. Impensabile, evidentemente, usare parole che possono avere qualche attinenza con questo vocabolo, come contagio e men che meno epidemia. Meglio utilizzare il più preciso e scientifico termine COVID-19, che di per sé appare anche più asettico.
-
- Ed è comprensibile la poca voglia di dare forma verbale al motivo di una decisione dura da digerire per una compagnia crocieristica: quella di interrompere l'attività. Così, nel comunicare ieri che le proprie crociere fluviali e oceaniche sono sospese temporaneamente con effetto da oggi sino al prossimo 30 aprile, Viking ha specificato solamente che dopo questo periodo la compagnia sarà nella posizione migliore per offrire le esperienze che i propri ospiti si aspettano e meritano e che l'attività sarà ripresa il primo maggio.
-
- Solo il presidente Torstein Hagen, in un messaggio, non ha potuto fare a meno di spiegare il perché dell'interruzione delle operazioni specificando che il COVID-19 ha reso i viaggi estremamente complicati e rendendo noto che in questi ultimi giorni un'ospite di una crociera fluviale nel sud-est asiatico «era stata esposta al COVID-19 mentre era in transito su un viaggio aereo internazionale. Anche se questa ospite - ha precisato Hagen - non presenta sintomi, è stata posta in quarantena e, separatamente, anche gli altri 28 ospiti sono stati messi in quarantena».
|