- La questione dell'autoproduzione nei porti, che è stata inserita nella procedura di conversione in legge del Decreto Rilancio, sta sempre più ampliando il divario sul tema tra il settore armatoriale impegnato nei servizi regolari, in particolare in quelli per il trasporto di rotabili, e il settore del lavoro portuale. Intervenendo in merito, il segretario generale della Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi, ha denunciato che «gli armatori bocciano l'emendamento sull'autoproduzione perché vorrebbero un sistema portuale basato sullo sfruttamento dei lavoratori marittimi».
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- «Anche il regolamento europeo - ha osservato Tarlazzi - ora considera il rizzaggio/derizzaggio delle merci a bordo delle navi una operazione portuale e non più nautica, a differenza di qualche Autorità di Sistema Portuale che persevera in una interpretazione sbagliata. È ora che anche nei porti dove viene praticata l'autoproduzione, spesso non osservando neppure le condizioni di legge, sia chiaro chi fa cosa e cessi subito lo sfruttamento dei lavoratori marittimi, che si devono sobbarcare il lavoro durante la navigazione e poi quello di sbarco/imbarco».
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- «Infine - ha sottolineato il segretario generale della Uiltrasporti - è bene che anche le istituzioni tengano conto del fatto che l'ipotesi di estendere l'autoproduzione squilibra gli organici dei porti, tagliando occasioni di lavoro per i lavoratori portuali, aumentando il ricorso alla cassa integrazione pagata dallo Stato».
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- «Lo sciopero del prossimo 24 luglio - ha ricordato Tarlazzi - ha tra i suoi obiettivi quello di stoppare qualsiasi tentativo di continuare a pescare nel torbido facendo profitti a danno delle tutele e delle regole del lavoro marittimo-portuale, e su questo non faremo passi indietro».
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