- Se le società armatoriali e le associazioni che le rappresentano continuano a dimostrarsi impossibilitate o incapaci di risolvere il problema del cambio degli equipaggi, con i loro marittimi che continuano ad essere costretti a rimanere a bordo oltre quanto consentito dalle norme internazionali a causa delle limitazioni ai viaggi imposte per contenere la pandemia di Covid-19, un'autorità australiana potrebbe aver compiuto il primo passo per sbloccare la situazione. E lo ha compiuto nel modo più ovvio: facendo rispettare le normative.
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- L'Australian Maritime Safery Authority (AMSA) ha infatti reso noto di aver posto sotto detenzione nei giorni scorsi due navi portarinfuse, la Unison Jasper e la Ben Rinnes, che battono rispettivamente la bandiera di Hong Kong e delle Isole Marshall, per violazione della Convenzione sul Lavoro Marittimo dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro. La Convenzione n. 186 del 2006 stabilisce tra l'altro che ogni Stato membro garantisca, assicurandosi che siano previste disposizioni adeguate nella propria legislazione o nelle contrattazioni collettive, che i marittimi imbarcati su navi battenti la sua bandiera abbiano il diritto di essere rimpatriati al termine della durata massima dei periodi di imbarco, periodi che devono essere inferiori ai 12 mesi.
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- La AMSA ha reso noto che lo scorso 31 luglio 11 membri dell'equipaggio della Unison Jasper, giunta a Newcastle, sono stati sbarcati e trasferiti a Sydney per il periodo di quarantena in attesa di essere rimpatriati nel loro paese d'origine, mentre la nave è stata posta all'ormeggio in attesa dei marittimi che dovranno rimpiazzare quelli sbarcati. L'Australian Maritime Safery Authority ha specificato che alla Unison Jasper non sarà consentito di lasciare Newcastle sino a quando le condizioni minime per il lavoro dei marittimi a bordo della nave non saranno soddisfatte.
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- Inoltre l'AMSA ha comunicato che la rinfusiera Ben Rinnes è stata posta in detenzione lo scorso 7 agosto a Geelong in quanto due dei marittimi a bordo avevano prestato servizio per più di 14 mesi in assenza di un piano di rimpatrio e congedo approvato o concordato con lo Stato di bandiera. Inoltre tre marittimi sono stati sbarcati dalla nave e stanno attualmente attendendo di essere rimpatriati.
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- L'AMSA ha ricordato di aver pubblicato lo scorso 26 giugno un avviso relativo al periodo massimo di servizio a bordo per i marittimi durante il periodo della pandemia, comunicazione in cui si specifica l'approccio dell'AMSA rispetto al periodo continuativo massimo di servizio che un marittimo può prestare a bordo nel periodo dal primo luglio 2020 al primo ottobre 2020, termine dopo il quale l'AMSA tornerà ad applicare le consuete norme sul periodo massimo di servizio per i marittimi incluse nel proprio regolamento 17/2016.
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- Le norme temporanee per il periodo luglio-ottobre 2020 prevedono che in presenza di marittimi con contratto di arruolamento validi che abbiano prestato servizio a bordo di una nave per meno di 11 mesi senza prendere congedi non venga preso alcun provvedimento. Nel caso in cui, invece, gli ispettori dell'AMSA riscontrino che almeno un marittimo con contratto regolare ha prestato servizio ininterrottamente a bordo di una nave per più di 11 mesi e meno di 13 mesi senza prendere congedi, il comandante della nave sarà tenuto a fornire un piano per il rimpatrio del marittimo approvato dallo Stato di bandiera e il marittimo dovrà essere rimpatriato prima che abbia effettuato un periodo continuativo massimo di lavoro di 14 mesi. Se gli ispettori accertano che un marittimo con contratto valido ha prestato servizio ininterrottamente a bordo di una nave per più di 13 mesi, alla nave sarà vietata la partenza dal porto sino a quando non sarà fornito all'AMSA un piano per il rimpatrio del marittimo approvato dallo Stato di bandiera, con rimpatrio che dovrà avvenire prima che il lavoratore abbia effettuato un periodo massimo a bordo di 14 mesi. Infine, se gli ispettori accertano che un marittimo non ha un contratto valido, al comandante sarà richiesto di organizzare il rimpatrio del marittimo e ciò potrebbe richiedere di ospitare il marittimo a terra fino a quando non sarà possibile organizzare il rimpatrio. Se la partenza del marittimo implica il mancato rispetto della tabella di sicurezza che determina la composizione dell'equipaggio, alla nave sarà imposto di non lasciare il porto.
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- Data l'inerzia con cui sino ad oggi è stato affrontato il problema del cambio degli equipaggi delle navi c'è da chiedersi se al primo passo compiuto dall'Australian Maritime Safery Authority per liberare marittimi che, come si è detto da più parti, sono da tempo ostaggio delle loro navi, ne seguiranno altri.
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