«La normativa parla chiaro: la mansione
dell'autotrasportatore è quella di condurre un veicolo per il
trasporto delle merci e di presiedere al carico e allo scarico delle
stesse, fatto salvo ovviamente un diverso accordo di un autista
dipendente col proprio datore di lavoro. Ebbene, purtroppo questo
principio viene quotidianamente disatteso e nella prassi
l'autotrasportatore è chiamato dal committente a svolgere
attività di carico e scarico o, paradossalmente viceversa, ad
allontanarsi dal mezzo lasciando addirittura le chiavi agli addetti
dell'azienda dalla quale ritira o alla quale consegna la merce».
Lo ha denunciato Cinzia Franchini, presidente di Ruote Libere,
associazione autonoma di imprenditori del trasporto merci in conto
terzi.
«Mediamente - ha evidenziato Franchini - si stima che un
autotrasportatore dedichi fino a quattro ore al giorno per le attese
e le attività di carico e scarico. Si tratta di una prassi
che distoglie i camionisti dalle loro mansioni e che li grava di una
responsabilità che non compete loro e in base alla quale
rischiano di rispondere in prima persona in caso di incidenti.
Inutile dire - ha aggiunto - che è difficile per un
autotrasportatore esimersi dalle richieste non dovute dei
committenti su carico e scarico, soprattutto se altri colleghi sono
pronti a svolgere lo stesso compito senza discutere. È anche
in questo contesto che si palesa tutta l'inadeguatezza degli enti
che dovrebbero rappresentare il mondo dell'autotrasporto, enti che
negli anni non hanno contribuito all'unità della categoria la
cui professionalità e dignità oggi restano solo una
scatola vuota. Una scatola tristemente abbellita da spot fuori dalla
realtà a partire dall'ultimo promosso e pagato dell'Albo
degli Autotrasportatori che, nell'invitare i giovani ad aderire alla
professione, descrive un surreale mondo da “mulino bianco”».