Agenti marittimi, doganalisti e spedizionieri della Spezia
protestano nuovamente per la revoca del decentramento delle
operazioni di controllo doganale rispetto al porto, che consentiva
di effettuarle direttamente in magazzini di aziende, fra l'altro
permettendo a operatori privati autorizzati e strettamente
controllati di mantenere le merci allo stato estero nei loro
magazzini e quindi di effettuare nei tempi opportuni le operazioni
di sdoganamento nei magazzini. Le associazioni delle tre categorie
hanno denunciato che, anche se per ora l'efficacia del provvedimento
è stata recentemente sospesa dal Tribunale Amministrativo
Regionale, l'amministrazione doganale locale ha comunicato, anche
per ragioni di carenza di personale, l'eliminazione di queste
procedure dei due collegamenti doganali assegnati a operatori
privati e la volontà di concentrare tutte le operazioni di
custom clearance e di controllo sulle merci nel Centro Unico dei
Servizi a Santo Stefano Magra.
L'Associazione Agenti Marittimi della Spezia, l'Associazione
Spezzina Doganalisti (A.Spe.Do.) e l'Associazione Spedizionieri del
Porto di La Spezia hanno evidenziato che ciò ha determinato
il fermo allo stoccaggio di merci allo stato estero e alla fluidità
delle operazioni doganali e ciò «proprio nel porto
della Spezia che di questa fluidità aveva fatto in anni
passati una delle motivazioni del suo successo operativo, con forte
penalizzazione in sede locale visto che procedure doganali
decentrate continuano a valere per operatori insediati al di là
dell'Appennino». Le tre associazioni hanno sottolineato che
«con questa innovazione già dieci anni addietro il
porto di La Spezia si era collocato all'avanguardia, come
laboratorio di sperimentazione di nuove procedure in grado di
conciliarsi con il mercato e con le esigenze di snellimento della
logistica, di valorizzare il territorio con importanti ricadute
occupazionali, consentendo a due operatori di gestire procedure
doganali utilizzando tracciati precisi fra il porto di La Spezia e i
magazzini di queste aziende collocati nel retroporto di Santo
Stefano Magra. Ma proprio ora che di corridoi doganali e di utilizzo
razionale dei retroporti, non solo come polmoni operativi di porti
sempre più congestionati, ma anche come basi logistiche per
la merce, con i servizi in primis doganali che ne conseguono, si
parla con sempre maggiore insistenza e che la stessa Agenzia
Nazionale delle Dogane si dichiara intenzionata a promuovere
l'innovazione - hanno lamentato agenti, doganalisti e spedizionieri
spezzini - proprio da La Spezia, pioniere in materia, arriva un
segnale di tipo diametralmente opposto che potrebbe generare
giurisprudenza, trasformandosi in un precedente “macigno”
per tutti i progetti di retroportualità in atto in Italia».
Secondo le tre associazioni, «è indispensabile una
riflessione congiunta che coinvolga la pubblica amministrazione e
anche l'Autorità di Sistema Portuale per evitare in loco un
danno del tutto inatteso ma anche un'ipoteca antistorica
sull'operatività dell'intero sistema porto-logistico italiano
che proprio in questi mesi, tardivamente, sembrava aver scoperto
l'importanza strategica di una connessione razionale
porto-retroporti e un'armonizzazione di servizi e procedure».