SEA Europe, l'associazione che rappresenta i costruttori navali
e i fornitori di attrezzature marittime europei, ha lanciato un
forte appello i politici dell'Unione Europea affinché
definiscano una strategia industriale marittima europea essendo il
settore delle tecnologie marittime essenziale per l'indipendenza
strategica dell'Europa. L'associazione illustrerà quali sono
le preoccupazioni del settore e le sue raccomandazioni alla politica
europea in occasione di un incontro presso il Parlamento dell'UE che
si terrà il 17 aprile.
SEA Europe ha ricordato che da molto tempo l'industria
cantieristica europea deve far fronte a distorsioni del mercato in
cui opera a causa della concorrenza sleale dei cantieri navali
asiatici che possono vendere navi a prezzi stracciati grazie al
sostegno finanziario dei rispettivi governi, azione di dumping che -
ha evidenziato l'associazione - ha determinato una significativa
erosione della quota di mercato dei cantieri navali europei nella
produzione di navi e infrastrutture offshore, minando anche l'intera
supply chain del settore navale che include la fornitura di
attrezzature, sistemi e tecnologie. SEA Europe ha sottolineato che,
a causa delle notevoli differenze di prezzo delle navi comprese tra
il 30% e il 40%, assieme a pacchetti finanziari vantaggiosi offerti
soprattutto dalle banche cinesi, gli armatori europei hanno sempre
più scelto i cantieri navali asiatici per la costruzione
delle proprie navi.
«È imperativo - ha affermato il segretario generale
di SEA Europe, Christophe Tytgat - riconquistare la capacità
di costruzione navale dell'Europa assicurandosi gli ordini degli
armatori, inclusi quelli europei. La transizione verso la
sostenibilità e la digitalizzazione nell'ambito del trasporto
marittimo e della blue economy - ha osservato Tytgat - è una
opportunità promettente per l'Europa affinché possa
superare i concorrenti globali in termini di qualità,
efficienza e sicurezza. La nostra ambizione - ha aggiunto - è
chiara: entro il 2035 vogliamo fornire diecimila navi sostenibili e
digitalizzate ai settori chiave della blue economy europea».
Volontà che SEA Europe chiede che sia sostenuta da una
strategia industriale marittima definita dai politici europei
prendendo atto della sua priorità per l'autonomia strategica
dell'Europa. Una strategia, ha precisato Tytgat, che «dovrebbe
essere volta a rafforzare la leadership tecnologica, a facilitare
gli investimenti e a sviluppare una forza lavoro qualificata.
Rafforzando la propria capacità di costruzione navale in uno
scenario globale difficile - ha rilevato il segretario generale
dell'associazione - l'Europa consoliderà la propria sicurezza
economica e la propria autonomia strategica nel settore marittimo
che è assolutamente necessaria in un contesto di tensioni
geopolitiche».