Suscita allarme lo stato di crisi della Cooperativa Unica
Lavoratori del Porto Flavio Gioia, con il possibile ricorso alla
procedura di licenziamento collettivo, che è stato
ufficializzato con comunicazione inviata alle istituzioni locali e
ai sindacati dal presidente della CULP, Vincenzo D'Agostino. Nella
nota si denuncia che la situazione di crisi è frutto anche
delle scelte delle imprese portuali che hanno minato le basi
dell'attività della compagnia portuale nonostante la crescita
del traffico delle merci nello scalo campano, situazione che ha
portato la CULP a registrare una perdita di oltre 650mila euro nel
2023.
Secondo l'Unione Sindacale di Base Mare e Porti, «quello
che sta succedendo nel porto di Salerno è l'esempio lampante
di come, negli ultimi anni, assecondando le pressioni degli armatori
diventati terminalisti, non rispettando la legge 84/94 nel silenzio
o addirittura con l'assenso di alcune Autorità di Sistema si
sia “scientificamente” deciso di sacrificare le
compagnie portuali italiane e in generale la natura e il ruolo
centrale degli artt 17 in ambito portuale. Anche la mancanza di
lungimiranza e preparazione di alcune dirigenze - denuncia il
sindacato in una nota - ha fatto la sua parte e oggi ne paghiamo le
conseguenze. Non si spiega sennò come mai la Flavio Goia oggi
è in crisi mentre in un terminal a poche centinaia di metri
si assume da anni. Come è organizzato il lavoro e come
sopperisce all'esigenza di flessibilità quel terminal? Tanto
più in una fase delicata per i traffici come quella attuale?
Non si spiega come mai ai lavoratori della Compagnia (e ad Intempo)
si riducono le chiamate mentre il rizzaggio e il derizzaggio sulle
navi Grimaldi viene svolto dal personale marittimo. Se non si
capisce che non è più tempo (solo) di assecondare il
volere dei vari armatori che “portano lavoro” senza
rimettere al centro il ruolo degli art 17 e la necessità di
ricostruire dei pool unici di manodopera - prosegue la nota di USB
Mare e Porti - le compagnie portuali sono destinate a sparire.
L'eventuale riforma dei porti sarà solo la formalizzazione di
questo processo già in atto. Il proliferare del lavoro in
appalto con società art 16 caratterizzate da tariffe a
ribasso e flessibilità estrema è un'altra delle cause
principali di questo processo».
«Basterebbe applicare alla lettera - sottolinea USB Mare e
Porti - la legge 86/94 per eliminare o quantomeno limitare questo
sistema. Un sistema che viene subito principalmente dai lavoratori
portuali con condizioni e carichi di lavoro sempre più
pesanti, senza investimenti in professionalità e sicurezza,
con l'assenza di contrattazione integrativa o quando si è
fortunati con parametri basati solo sulla produttività. Non è
questo che vogliamo. In questo senso anche il contratto nazionale è
importante. Inserire nuovi elementi di flessibilità
all'interno del CCNL, così come vorrebbero alcuni armatori
sull'esempio di Gioia Tauro, va contrastato in tutti i modi. Ed è
anche per questo che USB, che ormai ha raggiunto e superato, la
percentuale della rappresentanza nazionale, pretende di essere a
quel tavolo. L'unica organizzazione dei portuali che ha aperto una
riflessione seria e strutturata su questi temi. Temi che saranno
dibattuti anche al convegno nazionale del 19 aprile a Livorno. Ai
lavoratori della Compagnia Portuale di Salerno e ai portuali di
Intempo - conclude il sindacato - va tutta la nostra solidarietà
e tutto il nostro sostegno».