L'associazione armatoriale International Chamber of Shipping,
assieme ai governi di Bahamas e Liberia, ha presentato una nuova
proposta all'Internazional Maritime Organization (IMO) per la
decarbonizzazione del trasporto marittimo, con l'obiettivo di
raggiungere le zero emissioni nette entro il 2050. Il meccanismo
proposto è basato su una tassa annuale sulle emissioni di gas
serra addebitata per tonnellata di CO2 equivalente emessa dalle navi
le cui entrate dovrebbero essere utilizzate in parte per premiare e
promuovere la produzione di fuel marini a basse o zero emissioni di
gas serra, tra cui ammoniaca verde, idrogeno e metanolo,
biocarburanti sostenibili e nuove tecnologie come quelle per la
cattura del carbonio a bordo delle navi, e in parte per creare un
fondo “IMO Net Zero Shipping Fund” presso l'IMO con lo
scopo di raccogliere circa 2,5 miliardi di dollari all'anno per
sostenere gli sforzi delle nazioni marittime in via di sviluppo per
ridurre le emissioni di gas ad effetto serra dello shipping. Il
fondo verrebbe alimentato con una percentuale sino al 20% degli
introiti prodotti dall'implementazione della tassa forfettaria.
La proposta specifica che, a titolo puramente indicativo,
inizialmente la tassa potrebbe aveva un valore di circa 18,75
dollari per tonnellata di CO2 equivalente emessa, equivalente a
circa 60 dollari per tonnellata di olio combustibile liquido
consumato, importo che si ritiene potrebbe essere sufficiente per
raggiungere gli obiettivi del meccanismo proposto da Bahamas,
Liberia e ICS
Precisando di non esprimere alcun parere sull'importo della
tassa da addebitare alle navi, l'International Chamber of Shipping
ha rilevato che l'importo proposto potrebbe tuttavia essere
sufficiente per raggiungere gli obiettivi. «Un meccanismo di
tariffazione sui gas ad effetto serra basato su una tassa
forfettaria sulle emissioni GHG e su un elemento feebate - ha
evidenziato il segretario generale dell'ICS, Guy Platten - sarà
essenziale per favorire il rapido sviluppo e la rapida diffusione
dei combustibili marini verdi. Per incentivare la produzione e l'uso
di fuel marini verdi - ha specificato Platten - la nostra proposta
include un meccanismo di feebate attentamente studiato, che è
neutrale relativamente al carburante, per incentivare la riduzione
sino a 100 milioni di tonnellate di emissioni di gas serra all'anno
durante i primi cinque anni. Ciò contribuirà a ridurre
il rischio nelle decisioni sugli investimenti e consentirà
allo shipping di raggiungere rapidamente la fase di decollo nell'uso
di carburanti marini verdi, di cui c'è urgente bisogno dato
che la loro attuale disponibilità è praticamente pari
a zero».
Platten ha sottolineato, inoltre, l'importanza di fissare una
tassa forfettaria valida per tutte le navi: «oltre alle
implicazioni circa il raggiungimento degli obiettivi delle Nazioni
Unite sui cambiamenti climatici - ha spiegato - qualsiasi mancato
accordo su una tariffa fissa per i gas serra applicabile a tutte le
navi a livello globale condurrebbe anche ad una proliferazione di
tariffe frammentarie e unilaterali sui gas serra applicate allo
shipping in tutto il mondo, a livello regionale e/o nazionale, con
conseguente caos normativo, inefficienze economiche, rischi di shock
e di interruzione del traffico commerciale marittimo, nonché
danni all'autorità dell'IMO quale regolatore mondiale dello
shipping. Per l'IMO - ha precisato ancora Platten - un meccanismo di
determinazione del prezzo delle emissioni marittime di gas serra
significa che tutte le navi dovrebbero contribuire alla tariffazione
dei GHG in modo equo sulla base delle loro effettive emissioni di
gas serra, in linea con i principi di concorrenza leale e “chi
inquina paga”».