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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXXII - Numero 15 MARZO 2014
CONFERENZE E CONVEGNI
I VETTORI SI CONGRATULANO CON SE STESSI, MA I LORO PIANI
AZIENDALI QUADRANO?
La prima sessione della conferenza TPM 2014 del JOC, svoltasi a
Long Beach il 3 marzo scorso con buona partecipazione, ha visto la
partecipazione di una fila di illustri dirigenti di vettori
marittimi ad un pannello di discussione per dibattere gli argomenti
del momento e, per certi versi, difendere intimamente la propria
politica di crescita e rispondere alle critiche rivolte alla loro
strategia aziendale.
In effetti, è la politica delle eccessive ordinazioni di
nuovo tonnellaggio, realizzando così uno squilibrio fra
offerta e domanda, che, vista dall'esterno, sembra sempre più
sbagliata, alla luce dei disastrosi risultati finanziari fatti
registrare da molte delle compagnie di navigazione di linea
containerizzate.
Peraltro, non sorprende il fatto che i dirigenti di Maersk Line,
APL, NYK, Hapag-Lloyd e Cosco non la vedano in questo modo.
Infatti, Howard Finkel, vice presidente esecutivo della Cosco in
America, si è persino spinto a suggerire che il problema
dell'eccesso di capacità è stato esasperato e che, ha
sostenuto, il settore se la stava cavando meglio nella gestione
dell'offerta e della domanda per mezzo dell'uso della cancellazione
o dell'annullamento dei viaggi: uno strumento drastico utilizzato
dai vettori nei periodi di domanda debole.
Gli unanimi cenni di consenso da parte dei suoi colleghi sulla
questione dell'offerta/domanda sono stati seguiti dall'opinione
secondo cui l'introduzione di indici sulle tariffe a pronti si è
rivelata un cattivo servizio per il settore, avendo essa contribuito
a condurre verso il basso le tariffe a livelli sub-economici,
incoraggiando l'instabilità e favorendo uno scenario di
sentimenti negativi per le trattative contrattuali sui noli.
Ciò si è tradotto subito in timori nel
transpacifico, dove i negoziati per i tradizionali rinnovi
contrattuali del 1° maggio stanno ora avendo luogo in una
direttrice di traffico in cui i vettori non sono inesplicabilmente
riusciti a guadagnare denaro negli ultimi due anni.
Secondo Gene Seroka, presidente della APL per le Americhe,
l'arrivo a cascata di navi molto più grandi nel transpacifico
- conseguenza dell'impiego di nuove portacontainer ultra-grandi
nella direttrice di traffico Asia-Europa - sta comportando problemi
relativi alla loro lavorazione.
Alcuni porti hanno risposto con diversi livelli di successo, ma
altri non hanno reagito per nulla e, di conseguenza, è stato
detto che essi “hanno preso male la curva” con la loro
inerzia.
Seroka ha aggiunto che le infrastrutture presso molti porti
statunitensi sono già “fragili” a causa della
carenza di investimenti e che la gestione dei maggiori flussi
comportati dalle navi più grandi si sta dimostrando un
problema per tutti i soggetti interessati.
Inoltre, la cessazione da parte dei vettori della fornitura di
chassis ha complicato le operazioni a terra, dal momento che la loro
penuria sta producendo stati di emergenza in alcuni porti degli
Stati Uniti, ha detto William Payne, presidente della NYK Line
(North America), il quale ha confermato che la sua compagnia di
navigazione è stata uno degli ultimi vettori ad abbandonare
la fornitura di chassis.
Nel contempo, Wolfgang Freese, responsabile per la regione
americana della Hapag-Lloyd, si è detto preoccupato in merito
all'impatto che il divieto dal 2015 rispetto al consumo di
carburante bunker ad elevato contenuto di zolfo nelle aree di
controllo delle emissioni avrebbe sul bilancio di esercizio della
sua azienda, dal momento che si calcola un'aggiunta di 150-200
milioni di dollari di costi straordinari di carburante all'anno.
Freese ha avvertito che i caricatori probabilmente non vorranno
pagare un sovrapprezzo per rendere più ecocompatibili le
operazioni delle navi e ha detto che essi ritengono qualsiasi forma
di sovrapprezzo “una parolaccia” nonché un modo
occulto per conseguire proventi in più.
Riguardo all'evidente corsa da parte dei vettori ad unirsi alle
mega-alleanze, l'opinione generale dei partecipanti è stata
che esiste “la necessità di ridurre i costi unitari
nell'ambito di un settore in cui i prodotti sono sempre più
indistinguibili”.
Tuttavia, in riferimento al tradizionale basso ritorno sugli
investimenti dal trasporto marittimo containerizzato, William Payne
della NYK ha espresso questa buona osservazione: “Che cosa
apporta di buono il consolidamento se si tratta ancora di un affare
dell'1%?”.
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