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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXXII - Numero 30 NOVEMBRE 2014
TRASPORTI ED AMBIENTE
LA NORMATIVA SULLE EMISSIONI A BASSO CONTENUTO DI ZOLFO
POTREBBE COSTRINGERE ALLA RIPROGETTAZIONE DELLE FILIERE DISTRIBUTIVE
CONTAINERIZZATE ASIA-EUROPA
I partecipanti alla mostra Intermodal svoltasi a Rotterdam in
settimana si sono sentiti dire che l'istituzione delle Secas (aree
di controllo delle emissioni solforose) all'inizio dell'anno
prossimo potrebbe comportare una fondamentale riprogettazione delle
filiere distributive containerizzate Asia-Europa.
Mike Garratt, amministratore delegato della MDS Transmodal, ha
dichiarato che è probabile che la nuova regolamentazione - ai
sensi della quale le navi saranno costrette a bruciare carburante
con contenuto di zolfo pari allo 0,1% o ancora meno quando navigano
nel Canale della Manica e nei mari del Nord e Baltico, dovendo
pertanto effettivamente passare dal normale olio carburante pesante
al gasolio marino distillato - comporti costi di navigazione
notevolmente più alti dal momento che i vettori introdurranno
sovrapprezzi correlati alle Secas.
Diverse linee di navigazione hanno già annunciato che
tali sovrapprezzi saranno applicati dal 1° gennaio prossimo, con
scale indicizzate a seconda di quanto lontano nell'ambito di una
Seca viaggiano le merci del caricatore.
La Maersk lo ha fissato a 50-150 dollari per TEU, la MSC a
15-130 dollari per TEU, la CMA CGM a 40-230 dollari per TEU e
l'operatore nord-europeo di raccordo e cabotaggio marittimo a corto
raggio Unifeeder, che opera quasi esclusivamente nell'ambito delle
Secas, a 88 dollari per container.
Tuttavia, i modelli elaborati dalla società di Garratt
mettono in dubbio quei livelli.
Partendo dal presupposto che i prezzi del carburante restino al
livello odierno, e che il gasolio marino distillato continui ad
essere del 50% più caro dell' olio carburante pesante,
Garratt ha calcolato che il costo del bunker per TEU in un servizio
transatlantico in cui qualcosa come il 31% della distanza verrebbe
percorsa nell'ambito di una Seca (anche gli Stati Uniti stanno
imponendo la stessa regolamentazione per le sue linee costiere)
potrebbe incrementarsi da 208 a 240 dollari, in un servizio
transpacifico con il 7% della distanza in una Seca si
incrementerebbe da 448 a 462 dollari e, infine, in un servizio
Asia-Europa con il 7% in un Seca salirebbe da 452 a 468 dollari.
“Il servizio che andrà incontro al maggiore
incremento dei costi a causa delle nuove regole è
un'operazione transatlantica dalla Finlandia agli Stati Uniti”
ha detto Garratt.
Il direttore della MDS Transmodal si è anche chiesto se,
in conseguenza dei costi più elevati, possa verificarsi un
dirottamento dei carichi dal Nord Europa.
“Il Regno Unito ad esempio ha alcuni importanti porti -
Liverpool e Bristol - che sono al di fuori della Seca, e non c'è
alcuna ragione per cui essa non possa essere servita attraverso di
loro.
In effetti, anche se i quattro principali porti europei sono
tutti all'interno della Seca, il 53% dei traffici containerizzati a
lungo raggio generati in Europa sono destinati a oppure provenienti
da paesi nell'ambito delle Secas, una percentuale che sale sino al
70% se si tiene conto dei paesi che non appartengono all'Unione
Europea.
“Può essere che le linee di navigazione capiscano
sempre più che ha senso servire l'Europa attraverso i porti
del Mediterraneo: infatti, le linee di navigazione stanno già
incrementando la loro presenza lì, visto che l'alleanza 2M ha
in programma 10 servizi Asia-Mediterraneo rispetto ai 12 servizi
Asia-Nord Europa” afferma Garratt.
Il direttore suggerisce che porti francesi quali Marsiglia e
Nantes potrebbero assistere ad un incremento dei volumi se i servizi
intermodali in uscita da loro fornissero collegamenti con
l'hinterland abbastanza forti, mentre uno scalo presso un porto di
nord-ovest al di fuori della Seca potrebbe comportare un possibile
risparmio di 64 dollari per contenitore carico.
“L'incremento reale dei costi dipenderà dalle
distanze, ma si tratta di un altro aspetto da aggiungere alla
tensione fra le linee ed i loro clienti: generalmente i caricatori
sono poco informati in ordine ai veri costi del trasporto”
dichiara Garratt, aggiungendo che questo ha scoraggiato le relazioni
a lungo termine fra le linee di navigazione ed i loro clienti.
Egli ha inoltre suggerito che le relazioni fra le linee ed i
porti potrebbero cambiare.
“In uno scenario di questo tipo, i terminal portuali
faranno affidamento sempre di più sulla qualità dei
loro collegamenti con l'entroterra e gli operatori intermodali
possono allearsi in modo molto più stretto con i porti
piuttosto che con le linee, supportando l'offerta che un porto può
fare.
Una ulteriore conseguenza consiste nel fatto che sia probabile
che l'integrazione dei terminal terrestri costituisca una
conseguenza dell'adozione di navi più grandi e della
concentrazione industriale che sta avvenendo nel trasporto marittimo
di linea” dichiara Garratt.
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