Quotidiano indipendente di economia e politica dei trasporti
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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXXIII - Numero 31 LUGLIO 2015
TRASPORTI ED AMBIENTE
LE EMISSIONI DI CARBONIO: CHE COSA C'È IN SERBO PER IL
TRASPORTO MARITTIMO?
Approssimandoci ad un ennesima tornata di negoziati
internazionali sul clima, questa volta a dicembre a Parigi, è
il momento di fare il punto sullo status quo del trasporto marittimo
in relazione alle emissioni di CO2 (anidride carbonica).
Sebbene la questione delle acque di zavorra ed i requisiti più
rigorosi attinenti alle Aree di Controllo delle Emissioni
ultimamente possano essere stati al centro dell'attenzione degli
armatori, i legislatori si stanno dando da fare anche in relazione
alle emissioni di CO2.
La questione del CO2 è alquanto complessa a causa della
molteplicità dei soggetti interessati e della sua natura più
politica che tecnica.
Anche se i regolamenti marittimi vengono tradizionalmente
portati avanti dall'IMO, il CO2 fa parte di un complesso affresco di
politiche e negoziati internazionali, regionali e nazionali.
Il nocciolo della questione sta nel fatto che i processi
politici in cui gli interessi marittimi hanno una trascurabile voce
in capitolo possono essere strumentali al fine di determinare la
direzione della normativa marittima sul CO2.
Regolamenti internazionali dell'IMO
Vale la pena di ricordare che alcuni anni addietro c'era stato
un forte impulso a sviluppare un procedura tariffaria o commerciale
relativa al carbonio per il trasporto marittimo.
Le accese discussioni all'IMO avevano sottolineato la spaccatura
esistente fra nazioni sviluppate ed in via di sviluppo; la medesima
spaccatura finora ha dimostrato di essere una barriera quasi
insormontabile per il raggiungimento di un esauriente accordo
internazionale sul clima.
Impossibilitata a raggiungere un unanime consenso, l'IMO ha
sospeso le procedure di mercato per la regolamentazione del CO2 e ha
invece concentrato la propria attenzione sull'efficienza energetica.
Il risultato è stato un ampio accordo sull'Indice dei
Modelli di Efficienza Energetica (EEDI) e sul Piano di Sviluppo
dell'Efficienza Energetica delle Navi (SEEMP).
In termini pratici, si tratta del primo accordo internazionale
in assoluto sulle emissioni di CO2 in tutti i settori: è un
bel risultato per l'IMO.
Ciononostante, un certo numero di paesi sono stati dell'avviso
che questo risultato non sia neanche lontanamente sufficiente se il
settore marittimo deve mettersi in condizione di contribuire ad una
reale riduzione delle emissioni di CO2 ed all'ottenimento del ben
noto obiettivo dei 2°C dei negoziati internazionali sul clima.
Sono pertanto stati proposti diversi procedimenti finalizzati a
migliorare l'efficienza operativa delle navi.
Generalmente, questi seguono un approccio a tre fasi: la
raccolta dei dati, lo sviluppo ed il collaudo di una metodologia di
calcolo dell'efficienza ed il lancio finale del procedura quale
standard obbligatorio delle prestazioni.
Non sono state definite cronologie temporali; si sa solo che
ciascuna fase richiederà un certo numero di anni.
Le proposte sono state energicamente osteggiate da un certo
numero di parti che ritengono che lo sviluppo di regole
sull'efficienza operativa per le navi non sia né fattibile né
appropriata.
Attualmente, l'IMO si è perciò limitata a
sviluppare una struttura solamente per il monitoraggio e la
rendicontazione dei dati sul consumo di carburante delle navi.
Poiché l'accordo sul fatto di rendere obbligatorio anche
solo questo limitato proposito sembra essere fuori portata, ci si
aspetta che lo sviluppo di regole obbligatorie resti lento.
Secondo la DNV GL, la prima entrata in vigore possibile di
requisiti internazionali obbligatori di rendicontazione potrebbe
avvenire verso la fine di questo decennio.
La rendicontazione volontaria sul consumo di carburante potrebbe
verificarsi prima, ma gli standard obbligatori sull'efficienza
operativa con l'avallo dell'IMO restano una lontana prospettiva.
Regolamentazione locale nell'Unione Europea
L'Unione Europea è attualmente all'avanguardia per quanto
attiene la regolamentazione del settore marittimo in ordine alle
emissioni correlate al CO2.
Dopo avere revocato la propria proposta di includere le navi nel
sistema di scambio delle emissioni di anidride carbonica nell'Unione
Europea, Bruxelles ha deciso di concentrarsi sullo sviluppo di un
programma relativo ad un procedura denominato MRV (Monitoraggio,
Rendicontazione e Verifica del CO2) per il settore marittimo.
Adesso sono stati raggiunti degli accordi politici fra varie
istituzioni dell'Unione Europea ed il Regolamento MRV diventerà
parte della normativa europea il 1° luglio di quest'anno.
Gli armatori dovranno predisporre relazioni annuali per ogni
nave per tutte le unità di oltre 5.000 t.l. che scalano i
porti europei; la relazione dovrà comprendere informazioni
quali i dati annuali sul CO2 emesso, le distanze percorse ed i
carichi trasportati.
Le relazioni sulle emissioni debbono essere verificate da
personale accreditato, ad esempio società di classificazione
soggette ad accreditamento nel 2017.
I dettagli tecnici del regolamento dovrebbero essere definiti
entro la fine del 2016: gli armatori dovranno presentare i propri
programmi di monitoraggio entro il 1° settembre 2017 ed il
monitoraggio inizierà il 1° gennaio 2018.
Questo regolamento comporterà un impatto diretto sugli
armatori sotto forma di raccolta e relazione obbligatorie dei dati,
ma non vi è alcun costo inerente al CO2 correlato ad esso.
Inoltre il regolamento potrà avere un effetto indiretto
sul mercato del noleggio e sul valore delle navi di seconda mano,
poiché Bruxelles renderà pubblicamente disponibili i
dati raccolti, comprese le cifre sull'efficienza operativa di ogni
nave.
L'Unione Europea ha dichiarato la propria intenzione di
trasfondere la procedura MRV in un procedura sui prezzi e gli scambi
del CO2 in qualche momento del futuro, provvedendo in proprio o
preferibilmente presso l'IMO.
Infine, Bruxelles ha anche espresso la propria volontà di
ritirare il regolamento europeo MRV non appena l'IMO avrà
sviluppato una procedura internazionale equivalente.
La DNV GL non prevede che l'Unione Europea adotti iniziative sui
costi del CO2 nel corso di questo decennio, ma ci si aspetta di
assistere a sviluppi in tal senso entrando negli anni '20.
I negoziati politici in occasione della UNFCCC The international
climate negotiations COP21 (conferenza sul clima) di Parigi a
dicembre di quest'anno hanno quale obiettivo dichiarato quello di
raggiungere un esauriente accordo internazionale che dovrebbe
diventare effettivo nel 2020.
Esiste una remota possibilità che il trasporto marittimo
e quello aereo vengano designati per provvedere ai finanziamenti -
potenzialmente nell'ordine di 100 miliardi di dollari all'anno - da
destinare al Fondo Verde per il Clima finalizzato ad agevolare
l'adattamento alle modifiche climatiche ed alla attenuazione nei
paesi in via di sviluppo.
Tale proposta è ancora in vita ed esiste ancora
nell'attuale testo di negoziato.
La DNV GL ritiene assai improbabile che possa raggiungersi un
accordo al riguardo; infatti, l'esito della COP21 stessa rimane in
dubbio dato l'attuale stato del testo di negoziato e delle posizioni
politiche correlate.
Tuttavia, se dovesse esservi una decisione a sorpresa alla
COP21, l'aspettativa è che all'IMO ed alla ICAO
(International Civil Aviation Organization) possa essere assegnato
il compito di sviluppare procedimenti appropriati.
In tal caso, non si può prevedere che qualsiasi procedura
di questo tipo possa entrare in vigore prima del 2020 al più
presto.
In sostanza, ci si aspetta che la COP21 abbia solo un impatto
trascurabile sul settore dello shipping ed anche nel caso di una
decisione a sorpresa non ci si aspettano effetti tangibili sul
settore prima dell'inizio del prossimo decennio.
Adesso, dove?
Le preoccupazioni in ordine alle emissioni di CO2 derivanti dal
trasporto marittimo non scompariranno dall'agenda dei decisori
politici.
Tuttavia, ci si aspetta che la procedura MRV rappresenti il vero
e proprio regolamento fondamentale per questo decennio.
C'è la ragionevole possibilità che l'IMO sviluppi
una procedura di monitoraggi e relazione relativa al consumo di
carburante, ma la DNV GL prevede che essa all'inizio sia
facoltativa, con un possibile passaggio all'obbligatorietà
dopo qualche tempo.
Se l'IMO dovesse darsi da fare più rapidamente di quanto
previsto e dovesse trovare un accordo sulla relazione obbligatoria
inerente al consumo di carburante, si presume che nondimeno ciò
comporti un impatto limitato sul settore.
Non ci si aspetta per questo decennio un obbligo imposto
dall'IMO per le relazioni sull'efficienza energetica con requisiti
minimi.
Si prevede che i negoziati internazionali sul clima abbiano un
impatto diretto assai limitato sul trasporto marittimo, ma se in
occasione della COP21 si dovesse raggiungere un accordo che riguardi
anche lo shipping non si prevede che il suo impatto sia
significativo prima del 2020.
È importante capire che anche se lo sviluppo di normative
internazionali richiede tempo, raramente si desiste.
La DNV GL, pertanto, continuerà a darsi fare per
modellare i regolamenti i modo che essi siano neutrali, tecnicamente
validi e preferibilmente sviluppati dall'IMO.
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