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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXXIV - Numero 30 NOVEMBRE 2016
PORTI
TIMORI PER LO STATUS DI HONG KONG QUALE PRIMARIO PORTO HUB
NEL CASO CHE I CINESI DOVESSERO ALLENTARE LE REGOLE SUL CABOTAGGIO
Lo status di Hong Kong quale primario porto hub containerizzato
potrebbe subire un duro colpo se la Cina continentale dovesse
ulteriormente attenuare le regole sul cabotaggio.
Un nuovo rapporto pubblicato dall'autorevole HSMC (Hang Seng
Management College) afferma che il quinto maggior porto del mondo
potrebbe perdere qualcosa come 2,4 milioni di TEU di traffici di
trasbordo ovvero il 14% dei propri risultati produttivi se le regole
sul cabotaggio della Cina, consentendo alle navi battenti bandiera
estera di trasportare carichi nazionali fra i porti cinesi,
venissero del tutto allentate.
Attualmente, solo alle navi registrate in Cina o battenti
bandiera cinese è permesso di effettuare il trasporto
marittimo di carichi fra porti cinesi: alle navi appartenenti a
stranieri o battenti bandiera estera non è consentito di
caricare un container in un porto continentale e di scaricarlo in un
altro.
Ai sensi della politica "Un paese, due sistemi", Hong
Kong non viene considerato come un porto cinese ed è esentato
dal cabotaggio.
Di conseguenza, esso da sempre trae vantaggio da grandi volumi
di trasbordo, che hanno rappresentato il 70% dei risultati
produttivi del porto nel 2015 pari a 20 milioni di TEU.
"Di questi contenitori, poco più della metà
trasportavano spedizioni interasiatiche, compresi i carichi di
cabotaggio di navi straniere che avrebbero potuto essere movimentati
nei porti del continente" afferma lo HSMC.
Le regole sul cabotaggio, tuttavia, potrebbero accingersi a
cambiare.
Nel 2013, Shanghai ha varato la sua Zona Franca Pilota e le
autorità locali hanno tranquillamente iniziato a consentire
alle navi battenti bandiera estera, ma appartenenti a cinesi, di
effettuare trasporti marittimi costieri fra porti del continente.
Il ministero dei trasporti cinese in seguito ha annunciato che
la politica ufficiale è quella di attenuare il cabotaggio a
Shanghai.
"La preoccupazione è che se essi dovessero
continuare ad allentare le regole e a consentire ad altri porti di
farlo, il passo successivo sarebbe quindi quello di permettere alle
navi appartenenti a stranieri di fare scalo" spiega Lawrence
Leung, preside della scuola di scienze delle decisioni dello HSMC.
Secondo lo HSMC, porti di primo piano come Qingdao, Ningbo e
Guangzhou stanno effettuando decise azioni di lobby al fine di
ottenere l'esenzione dal cabotaggio.
Leung afferma che l'ulteriore allentamento delle regole
dipenderebbe da fattori politici, che per loro natura sono difficili
da verificare.
"Io non ho una sfera di cristallo, ma è certamente
possibile.
Dipende da una varietà di cose e dalla possibilità
che coloro che prendono le decisioni ne ravvisino l'impatto
sull'economia.
Ma in teoria una modifica della normativa potrebbe avvenire in
qualsiasi momento".
Il rapporto dello HSMC mostra che nel 2014 nel settore logistico
erano impiegate 750.000 persone.
La logistica costituisce il 20% dell'occupazione complessiva ed
il 25% del PIL di Hong Kong.
"L'impatto economico a breve termine consiste nella perdita
immediata di risultati produttivi, che si traduce in perdite di
posti di lavoro.
Ma l'impatto a lungo termine probabilmente è di gran
lunga più preoccupante" dichiara Leung.
"Hong Kong è un porto hub e per esserlo c'è
bisogno di un certo livello di opportunità di collegamento.
L'allentamento delle regole probabilmente significherebbe la
perdita di collegamenti e perciò la capacità di
funzionare quale porto hub" ha aggiunto.
Leung afferma che da quando la crescita della produzione
nell'ambito del Delta del Fiume delle Perle ha rallentato, i porti
locali starebbero collaborando per competere meglio con le altre
porte d'accesso come Shanghai e Singapore che non devono affrontare
la stessa concorrenza interna per i carichi.
Lo studio è un altro promemoria della debolezza delle
attività containerizzate di Hong Kong, che hanno assistito ad
una notevole riduzione dei volumi negli ultimi anni.
Il porto ha movimentato 14,1 milioni di TEU nei primi nove mesi
di quest'anno, in ribasso dell'8,5% da un anno all'altro, mentre i
risultati sono diminuiti di oltre 2 milioni nel 2015 sino a 20,1
milioni di TEU.
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